La Senatrice Barbara Masini “striglia” il Presidente Conte in vista del Consiglio d’Europa e del rischio procedura di infrazione.
Presidente Conte, a breve Lei andrà a rappresentare il Governo al prossimo Consiglio d’Europa. È un appuntamento che non si presenta sotto i migliori auspici. Non invidio il suo compito, cosí come spesso non invidio il suo sistema nervoso, costantemente e deliberatamente sottoposto a stress da alcuni rappresentanti della sua maggioranza.
Quando si tratta infatti di situazioni delicate e complesse, come quella che potremmo trovarci a dover affrontare, più che la tracotanza, servono: saggezza, concretezza e buon senso.
D’accordo, la Casa Comune europea può talvolta stare stretta, ma è comunque bene essere consapevoli che quel tetto comune ci è necessario, date le sfide globali che ci attendono. Tuttavia, per stare sotto quel tetto e per starci chiedendo poi ragionevolmente che i tecnicismi esasperanti vengano smussati e regolati con visione rinnovata, bisogna far sì che non si trovi la porta di casa chiusa e con un bel cartello con su scritto «Io non posso entrare»: si badi bene, ho detto «Io non posso entrare» e non «Tu non puoi entrare», perché a quell’isolamento ci state condannando voi e non gli altri.
Ma quell’Io è anche un Noi (noi tutti qui, noi italiani) ed è un noi che diventa un Voi nel momento in cui ci rappresentate e ci rappresentante in questo modo. Ovvero Male! Mi permetta di dire che ci rappresentate male, Presidente, perché in un Paese dove servono come linfa vitale le infrastrutture… un giorno sì e un giorno no dite di non avere le idee chiare sulle infrastrutture! Male! perché l’Italia è in ritardo nella sfida relativa ai cambiamenti climatici, dove invece dovremmo agire con un ruolo di primo piano senza nessun tentennamento, con sguardo attento alla ricerca, alle fonti rinnovabili, all’efficientamento energetico dei processi produttivi. Male! perché a mio avviso vengono espressi con estrema leggerezza concetti economici e di politica estera che fanno danno ai mercati e quindi ai risparmi, agli investimenti, ai mutui degli italiani. Infatti, signor Presidente del Consiglio, è reale la necessità di riformare le regole europee nel settore economico, ma non mentre la partita è in corso. Siamo dinanzi a una procedura d’infrazione, sarebbe la prima volta per l’Italia e nessuno in questa sede si augura che abbia un seguito, e che risposta state dando? Un ex Ministro del suo Governo, che in questo momento ricopre un ruolo istituzionale fondamentale, ha dichiarato che il debito al 200 per cento del PIL è sostenibile! Ma se ciascuno italiano già paga solo per gli interessi dell’attuale debito 2,50 euro al giorno, considerando quella cifra per 365 giorni l’anno per 60 milioni di italiani, io mi metto una mano sul cuore e tanto sostenibile non mi sembra.
effetto di un bel salto in alto dello spread e con buona pace di chi ha un mutuo da pagare. Ciò premesso, se fosse denaro contante sarebbero vietati, dato che la politica monetaria è di competenza della BCE; se invece si tratta di titoli di credito, dato che nessuno può essere costretto a sobbarcarsi un debito altrui dovrebbero essere accettati dal creditore, ma è un’operazione che a me sembra abbastanza complessa: chi, infatti, vorrebbe essere pagato con promesse invece che con denaro sonante? Si dirà che lo Stato potrebbe imporne l’accettazione con la forza, ma a parte il segnale abbastanza devastante di una simile imposizione da economia di guerra, chi incassa il minibot correrebbe subito in banca per farselo cambiare in euro veri e in quel momento avrebbe un’amara sorpresa perché la banca gli rimetterebbe il costo del rischio, che non so quanto potrebbe costare (dipenderà dalle circostanze), ma di sicuro il creditore subirà una bella tosatura. Inoltre saranno tosati anche tutti i contribuenti del Belpaese, perché l’abbattimento del valore del bottino – preferisco chiamarlo bottino più che minibot – si rifletterà in un analogo abbattimento del valore dei BOT veri, impoverendo dalla notte al giorno milioni di risparmiatori italiani che hanno affidato i frutti dei loro sacrifici allo Stato nell’illusione che fossero al sicuro.
Signor presidente Conte, la fiducia nell’Europa non è più solo una clausola di stile, ma deve essere sentita come uno scudo potente alle spinte nazionaliste e antidemocratiche. L’Europa deve cambiare, sì, ma per affrontare le sfide che ci sono dinanzi, come la riforma del welfare e la risposta alla quarta rivoluzione industriale, futuro banco di prova di un rinnovato e ambizioso riformismo europeo al quale qui nessuno vuole rimanere estraneo. Per questo serve una ricetta reale e credibile agli occhi degli italiani e degli europei e confacente alle nostre tasche. Bisogna quindi che la linea del Governo cambi. Concludo con una citazione di Lichtenberg: non possiamo certo dire se la situazione sarà migliore quando sarà cambiata, ma possiamo dire che per diventare migliore deve cambiare.