A tu per tu con il Candidato del Partito Democratico, Alberto Veronesi. Elezioni Regionali, Toscana. 20-21 Settembre 2020.
A cura di Irene Pagnini
Parlaci di te, della tua storia personale, della tua esperienza politica… In breve: chi è Alberto Veronesi?
Parlare di se stessi è sempre un tantino imbarazzante, pur essendo – in qualche modo – uno avvezzo alle luci della ribalta. Sono nato a Milano, ma sono cresciuto a Lucca ed affermato artisticamente a Torre del Lago Puccini. Mio padre era Umberto, che è stato Ministro della Salute e, su esplicita richiesta di Valter Veltroni, Senatore del Pd. Mia madre è Sultana (che in famiglia tutti chiamano Susanna) Razon, una ragazza sopravvissuta al campo di concentramento nazista di Bergen Belsen. Le loro esperienze di vita e vicende politiche non potevano che “contaminarmi” positivamente all’antifascismo e alla cultura democratica. Ho diretto orchestre a Vienna, New York, Pechino, Tokio e alla Scala di Milano. Ma, soprattutto, ho due splendidi bambini. Per cui, alla fine, dunque, non posso che descrivermi come un ragazzo fortunato…
Credi che oggi parlare di valori di destra e sinistra abbia ancora un senso, e se sì, sono gli stessi valori di 50 anni fa?
No, non sono gli stessi, non siamo più alla contrapposizione ideologica, ma sono sono ancora attualissimi. Ricordo che destra e sinistra nascono all’indomani della Rivoluzione Francese e all’insegna di quel “Liberté, Égalité, Fraternité” che ha cambiato la storia del mondo e fatto entrare in scena anche gli “ultimi” della gerarchia sociale. Ma, soprattutto, ha introdotto la categoria del NOI, in luogo dell’IO e del potere assoluto dei Re. L’essenza del politico è la responsabilità sulla comunità degli Io. Oggi, fortunatamente, tutto ciò è storia, ma si assiste, nel mondo, a causa della devastante crisi economica e sociale, al tentativo di molti di percorrere la scorciatoia di una personalissima via d’uscita. E questo favorisce i Trump, i Putin, i Bolsonaro e i Boris Johnson. Reazionari e conservatori (di interessi particolari) che propongono soluzioni semplicistiche a problemi estremamente complessi. Quindi, ribadisco, per me ha senso definirmi antifascista, democratico e di sinistra.
Nell’indicazione di voto credi che debba prevalere il progetto politico del partito o VALORE della persona?
Come dice il mio amico Massimo Cacciari, da soli si può scrivere un libro, ma non fare politica. Il progetto politico, di conseguenza, non può che essere collettivo. Ma spetta a ciascuno di noi interpretarlo in manieri originale e apportando il proprio valore personale.
Vedi la politica come missione o come ambizione personale, o ritieni che il primo ambito non escluda necessariamente il secondo…?
Un grande intellettuale del primo novecento, e che ormai non va più di moda, invitava a distinguere e a diffidare degli uomini con piccole ambizioni. Era Antonio Gramsci. E io mi ritengo un uomo con una grande ambizione e l’ho scritto sui manifesti elettorali: voglio aiutare a cambiare musica in Toscana
Una regione da sempre ben amministrata (basterebbe il confronto fra Enrico Rossi e Attilio Fontana per chiudere ogni polemica di merito), ma che adesso richiede un cambio di marcia. La crisi morde anche qui, il lavoro diminuisce, calano gli investimenti, c’è da rilanciarne il turismo e la cultura. Questa è la missione e anche l’ambizione.
Qual è, se c’è, il politico nella storia della politica Italiana al quale ti ispiri?
Rispetto alla pochezza dell’oggi, basterebbe aprire a casaccio uno degli annali parlamentari della cosiddetta Prima Repubblica per andare sul sicuro. Per non sfuggire alla domanda, dico: Sandro Pertini, Aldo Moro e Enrico Berlinguer, pur sapendo di far torto a tante altre sensibilità e culture. A livello della provincia di Lucca, poi, mi vengono alla mente tre fulgidi esempi: Maria Eletta Martini, Leonetto Amadei e Pier Antonio Graziani.
E adesso una domanda personale con cui concludere questa chiacchierata… noi la chiamiamo domanda UAU: hai un sogno nel cassetto, un’esperienza che vorrai fare prima o poi nella vita, anche se al momento ti sembra impossibile da realizzare?
Sono ancora relativamente giovane e ho ancora tante cose da imparare e conoscere. Nella vita ho sempre unito lo studio e l’impegno e la stessa cosa farò nei prossimi anni in Consiglio Regionale. Poi, magari, una volta terminata questa nuova esperienza, chissà!?, potrei forse tentare di fare quel viaggio ai confini del mondo, giù in Patagonia. Una terra che mi affascina e, visto che sul palco, quando dirigo un’orchestra, devo sempre doverosamente vestirmi da “pinguino”. Potrei da lì fare un salto in Antartide a vedere da vicino i miei colleghi di una vita!
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