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Abbiamo accontentato tutti: in questo, siamo proprio dei Draghi

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Il Governo Draghi ha giurato. Ci mancava solo il manuale Cencelli: la classe politica italiota, messa sul banco degli imputati dal laconico Mattarella, si dimostra ancora una volta più resistente di un blocco di titanio e si attacca come una cozza allo scoglio del potere. Pensavate davvero che il Castigamatti gradito alla Merkel sarebbe stato capace di metterla da parte?

Chi lo pensava, chi si illudeva, non aveva capito il vero motivo della crisi di governo e l’avvento del governo Draghi, ovvero la spartizione della torta del recovery Fund prossimo venturo.

Non aveva capito, soprattutto, che solo un governo tecnico in pubblico ma ispirato in segreto dalla più Dorotea delle consociazioni avrebbe messo tutti d’accordo, opposizioni comprese. Ed ecco allora il manuale Cencelli, che riconosce un ruolo anche a Forza Italia, che mette insieme Orlando e Speranza all’ex nemico del popolo Brunetta, ma che soprattutto tiene dentro i grillini facendo loro ingoiare il sacrificio di Fofo’Dj, sostituito dalla Cartabria alla giustizia, e dalla pasionaria Azzolina, ormai utile quanto i suoi banchi con le rotelle. E poco importa se Rocco Casalino dovrà trovarsi un lavoro: Giggino Di Maio resta saldo al ministero degli esteri, anche se la sua dimestichezza con le lingue straniere resta anche peggiore del modo in cui tratta il congiuntivo.

governo draghi

Il governo Draghi di alto profilo che molti auspicavano, insomma, resta un estratto del libro dei sogni, una specie di bluff all’italiana per rivendere al popolo bue un governicchio dell’ammucchiata come usava ai bei tempi della peggiore Dc, quella che tutti votavano turandosi il naso.

Purtroppo, però, gli italioti hanno memoria breve e non ci sono più un Pannella o un Almirante a ricordare che, in politica, le ammucchiate sono funzionali all’inciucio piuttosto che ad un progetto politico degno di questo nome.

governo draghi

Ma ora non è tempo di fare la filosofia. Ora ci sono i i soldi dell’Europa e non si può sbagliare, per cui meglio darsi una faccia di rispettabile tecnocrazia con il governo Draghi ed accettare di dividere il bottino con quei tamarri dell’opposizione, facendo leva sulla solita stucchevole litania del ‘tutti insieme, tutti uniti’ che ormai conosciamo fin troppo bene. D’accordo, qualche grillino duro e puro griderà al tradimento, ma in fondo questo è un prezzo che il Paese può pagare.

Quindi, per far quadrare i conti, ci si inventa qualche ministero come quello per il sud e ci si piazza la Carfagna, invece di Toto’e Peppino, ed infine si raggiunge il massimo creando un ministero della transizione di cui nessuno, a parte Vladimir Luxuria, comprende l’utilità. Alla fine, quello che conta è avere abbastanza posti a tavola per far sedere tutti ed impedire che nessuno dei parenti ingordi mangi in cucina.

governo draghi

Ed i famosi veti incrociati che hanno fatto cadere il Conte bis? Svaniti. I Grillini e Speranza accettano i renziani, i quali accettano Di Maio, il quale accetta Brunetta e la Gelmini. Persino Salvini, nemico pubblico numero uno e collante perfetto del Conte bis, diventa meno brutto e troglodita. Con un po’ di pazienza ed un tocco di fantasia in più, si poteva far rientrare in bazzica anche Conte e Casalino, se non altro per non far piangere Travaglio, anche perché comunque lo spazio per Calenda faranno in modo di trovarlo e forse non butteranno via neppure la Bonino o quello che resta di lei.

Perché alla fine, se non lo avete capito, il problema anche nel governo Draghi non è chi sostiene il governo o fa il ministro: il problema è chi sta all’opposizione, che in democrazia è essenziale quanto il governo.

E detto fra noi, io non so dar torto alla Meloni, che ha deciso di star fuori dalla mischia e non partecipare a questa specie di sagra della poltrona. Certo, i soldi del recovery Fund fanno gola, ma forse sarebbe il caso evitare di spartirli. Prima che siano arrivati, vuoi perché porta male, vuoi perche, senza i soldi di nonna Merkel e soci, l’unica certezza sarebbe il default.

Già, il default, quello in cui sta affogando Alitalia ed un numero imprecisato di imprese e conseguentemente di famiglie.

Ma in fondo che ci frega: abbiamo trovato il modo di fare il governo ed accontentare tutti. In questo, siamo proprio dei Draghi.

Stefano Del Giudice

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