Cultura

Il nostro no alla chiusure domenicali degli esercizi commerciali

chiusure domenicali
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Scritto da Irene Pagnini

La settimana scorsa vi ho scritto le dieci ragioni che ci spingono a credere fermamente nel progetto della TAV Torino- Lione; oggi invece sono le ragioni del NO che muovono la nostra posizione contro la proposta di Governo sulle chiusure domenicali degli esercizi commerciali.

Il dato di partenza di questa vicenda risale al 2011 quando, prima sotto il Governo Berlusconi IV e poi sotto quello Monti, si attuò il piano delle liberalizzazioni. Lo scopo era semplice: “assicurare a tutti i consumatori un livello minimo ed uniforme di condizioni di accessibilità all’acquisto di prodotti e servizi sul territorio nazionale”

Oggi in Commissione attività produttive si discute sull’opportunità o meno di procedere con questa misura passando al vaglio l’audizione delle varie categorie commerciali ( compresi gli e-commerce) e associazioni di categoria. La proposta che ci siamo trovati ad esaminare è una proposta che letteralmente vuole sopprimere dal testo la norma di liberalizzazione eliminandone l’attuale dicitura: “le attività commerciali sono svolte senza il rispetto degli orari di apertura e chiusura, l’obbligo di chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale”

Quello delle chiusure domenicali rappresenta, nell’assetto di Governo pentastellato, un altro dei tasselli della cosiddetta “decrescita felice”. Le scelte compiute in quasi un anno di incarico dal Ministro del Lavoro Di Maio ci fanno capire che non solo quello del lavoro e delle imprese è un mondo che non conosce ma che lo vuole sfidare e combattere attraverso la presa di posizioni che vanno contro lo sviluppo delle imprese.

Una scelta dettata quindi da una determinata linea di pensiero che non guarda al futuro e alla crescita del nostro Paese e ce lo confermano i dati forniti dalle associazioni di categoria che stimano la perdita di circa 40mila posti di lavoro a fronte di questa misura. Se si considera poi che il fatturato complessivo dei giorni festivi rappresenta il 17% del totale per gli alimentari e il 22% per gli altri esercizi commerciali i conti possiamo farli da soli.

Il risultato sarà un disastro in termini di occupazione e sconvolgerà l’intero comparto del commercio e della distribuzione, per non parlare delle disuguaglianze che si verranno a creare tra i diversi settori ed esercizi.

In sostanza potremmo proporre al Governo di commissionare un’altra analisi costi-benefici, ma sappiamo già quale sarebbe la risposta.

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