Si chiama Sputnik, come la navicella della gloriosa via sovietica della corsa allo spazio!

In tempi di Covid, capita anche questo: una eurodeputata giustamente alterata dica in faccia alla Von der Leyen quello che in tanti pensano, ovvero che la grande (per insufficienza di prove) Unione Europea in tema di vaccini si fa imporre scelte e strategie da Big Pharma.
Perchè in effetti, dopo aver giustificato restrizioni e chiusure con la mancanza di un vaccino adeguato, ora che abbiamo quello che serve dovremmo attivare con tanto di fialette e siringhe la Croce Rossa, la Sanità Militare e pure l’Esercito della Salvezza. Tutti fuori a vaccinare la popolazione, tutti uniti (ma questa volta per davvero e senza retorica idiota) per chiudere la pagina della pandemia e tornare a quella bellissima cosa che si chiama “normalità”.
E invece no.
Infatti, a causa di quel totem acchiappacitrulli detto libero mercato globale planetario, ecco che si scopre il vaccino c’è, anche in più versioni, ma non è detto che sia disponibile per tutti, dal momento che la legge del profitto mi permette di dare la precedenza a chi paga di più e subito. Ed ecco che mentre noi “ eurobischeri” parliamo del sesso degli angeli, Astra Zeneca pretende di spedire partite di vaccini pronti all’uso dall’Italia in zona rossa alla ricca Australia, che magari fa pochi discorsi, se ne frega dei diritti sindacali ed altre cose del genere ma paga bene e fa partire il bonifico un nanosecondo dopo aver firmato l’ordine di acquisto. Del resto,fa così anche Israele e la derelitta Inghilterra, di cui dobbiamo dire tutto il male possibile da quando ha commesso il crimine di uscire dall’Unione Europea, sta abbattendo verticalmente il numero dei contagi vaccinando
persino i corvi della Torre di Londra.

E l’Europa? Si indigna e, come lo Stato nella canzone di De Andrè dedicata a Cutolo, forse getta la spugna. Si, perchè improvvisamente gli Stati membri cominciano ad essere stufi e guardano a chi il vaccino è disposto a venderlo subito ed in dosi massicce: il bieco e malvagio Putin, quello che non è democratico, non è progressista ed ha i modi spicci e crudi di un vecchio agente del KGB (ma questa poi!), ha un vaccino che pare funzioni, costa poco ed è pronto per essere messo a disposizione in dosi massicce.
Si chiama Sputnik, come la navicella della gloriosa via sovietica della corsa allo spazio, ed evoca un pensiero rivoluzionario e provocatorio come l’iconico gruppo punk che cantava di un missile sperimentale e colmo d’amore per salvare il mondo.
Lo Sputnik piace a Orban (e fino a qui nulla di strano), ma anche ad Austria e Repubblica Ceca, mentre San Marino l’ha adottato entusiasticamente ed anche in Italia crescono i simpatizzanti. Ma la Von der Leyen, la ex frikkettona con i soldi tutta ambiente, diritti umani e libero mercato, esita e punta i piedi: mica si può ammettere che la salvezza di milioni di evoluti e civilissimi europei provenga da un bieco dittatore brutto e cattivo?

E del resto, posto che nessuno fa nulla per nulla, questo sinistro Sputnik non sarà mica un cavallo di Troia?
In effetti, qualcosa non torna. In Europa non ci siamo mai fatti troppi scrupoli quando c’era bisogno di accaparrarci il gas russo e di clienti danarosi cui vendere i costosi prodotti marchiati Electrolux, Audi e Mercedes.
Il fatto è che la pandemia ha messo a nudo, fra le altre cose, l’indifferenza della tecnocrazia a marchio franco tedesco verso la sofferenza di troppi Paesi membri: sofferenza sanitaria, economica e sociale. Il tutto, mentre appare sempre più chiaro che vaccinare un continente intero costerà comunque meno che foraggiare con aiuti e sovvenzioni un sistema piegato e demolito dai lockdown, in cui il gap fra Paesi ricchi e virtuosi e Paesi arretrati e malmessi, alla faccia dell’integrazione, rischia di divenire talmente grande da risultare alla fine incolmabile.
E allora, senza tanti giri di parole, permettetemi il turpiloquio: apriamo le porte al vaccino Sputnik e facciamo in fretta, perchè non è il caso di perdere altro tempo.
C’è davvero bisogno di un missile sperimentale, pieno di amore per la vita e di ritorno alla normalità: nulla, oggi, potrebbe essere più provocatorio di questo.