Il vecchio Biden, Biden detto Sleepy John, almeno su una cosa non ha dormito: ricordare al mondo che con i democrat al potere, la Russia è a tutti gli effetti una nazione nemica.
Del resto, la ripresa delle ostilità verso la Siria, alleato storico di Putin in medio oriente, aveva già fatto comprendere come all’ex vice di Obama Biden intendesse riprendere la politica del suo predecessore negli aspetti peggiori, ovvero nell’appoggio a cause fallimentari come la primavera araba e più in generale in una visione degli equilibri internazionali basata sulla solita supponenza stelle e strisce.

Il mondo è cambiato, anche se i democrat americani non se ne sono accorti, ma soprattutto è cambiata la classe dirigente USA che da quasi un trentennio ha perso autorevolezza a capacità di essere punto di riferimento per gli equilibri internazionali.
Così come la vecchia Europa, ovvero l’altro grande ammalato della geopolitica 2.0, l’America a gestione democratica crede e pretende che il mondo civile si conformi ad un sistema politico di tipo liberal progressista, con tanto di attivismo per i diritti civili ed una chiara impostazione liberista. Peccato che la realtà sia radicalmente diversa, vuoi per la naturale vocazione totalitaria di paesi come Russia,vuoi per la naturale tendenza al radicalismo del mondo islamico, vuoi, infine, per il subdolo snaturarsi delle stesse democrazie occidentali, sempre più presidenziali, sempre più mediatche e sempre più
“democrature”, al netto delle inevitabili perdite di potere degli organi del potere legislativo rispetto a quelli del potere esecutivo.
Ok, d’accordo, Matteo Renzi pare ancora convinto che il costo del lavoro in Arabia Saudita sia quello di un moderno Paese industriale, ma resta il fatto che il più sprovveduto studente di uno sfigatissimo corso di laurea in scienze politiche vi potrà spiegare come sia molto difficile che un iracheno o un pakistano concepiscano la democrazia allo stesso modo di un olandese o di un belga.

Per la Cina, ovviamente, è diverso: la necessità di non far incazzare Pechino e la sua economia a prova di Covid riesce persino a tacitare le proteste per la mancanza di libertà di stampa e di opinione, al punto che persino l’OMS ha paura di muovere una critica per la gestione cinica e criminale del fenomeno pandemico.
Resta dunque la Russia ed ecco che il progressista stagionato Biden, burattino sonnacchioso nelle mani di Obama e della sua fallimentare politica estera, si regola
di conseguenza.

Ma anche i russi, come diceva Sting, amano i loro bambini ed ecco che il vecchio Putin si regola di conseguenza, fra un dissidente mandato nel gulag come ai vecchi tempi e la minaccia latente ma sempre molto concreta di un bella stretta alla manopola del gas che tiene al caldo l’Europa. Anche perchè, sia chiaro, se vuoi vendere in grosse quantità le Mercedes ed i frigoriferi Elecrolux, non puoi prescindere dal mercato russo, dove il lusso è una cosa seria ed i pagamenti in valuta pregiata pure.
L’Europa resta dunque nel limbo, sospesa fra una superficiale adesione alle crociate etiche (ma solo in pubblico) degli Stati Uniti post Trump e la concreta necessità di tenere alto il pil commerciando con russi, cinesi,arabi e quanti altri siano disponibili a pagare i manufatti e la tecnologia made in EU. Potenza della geopolitica moderna nel sistema dell’economia globale: se nell’urna elettorale, Dio vi vede e Stalin no, nella vita di tutti i giorni gli eredi di Stalin e di Mao sono quelli che pagano e chiunque sostenga il contrario può andare a verificare cosa hanno rappresentato per meolte aziende italiane lo ormai lontane olimpiadi invernali di Sochi.
La miopia degli americani, insomma, rischia di costare carissima alla vecchia Europa, che sarebbe ingoiata in un sol boccone da una joint venture russo cinese e tornerebbe ad essere in poco tempo una espressione geografica senza alcun contenuto reale.
Se questo non è ancora avvenuto, infatti, non è per le intuizioni di una Merkel ormai sbiadita e balbettante, ma solo perchè la Russia, alla fine, guarda per vocazione e per tradizione storica ad un’Europa che tradizionalmente l’ha trattata da terra di conquista venendone puntualmente respinta, a far tempo dai Cavalieri Teutoni per finire ad Hitler passando da Napoleone.
Intanto, però, Berlusconi aveva capito che con Putin si può trovare un’intesa, a patto di avere argomenti comuni.