Cultura

Bullismo e Cyberbullismo: è importante essere connessi con la testa.

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Intervista a Giovanna Tambasco, membro dello Spin Off “EbiCo”. Impegnata nella formazione rivolta a ragazzi e docenti sul tema del bullismo e del cyberbullismo.

Psicologa Giovanna Tambasco

Ciao Giovanna ti va di raccontarci chi sei e di cosa ti occupi?

Avevo un desiderio: volevo diventare Psicologa!

Così, nel 2004, mi sono trasferita in Toscana. Mi sono iscritta al corso di studi in “Psicologia dello sviluppo e dell’educazione” dell’Università di Firenze. Ho scelto questo corso perché sentivo di voler lavorare in particolar modo nell’ambito dell’infanzia e dell’adolescenza.

Il mio percorso universitario mi ha permesso di entrare in contatto con la Prof.ssa Ersilia Menesini e con il suo gruppo di lavoro. Lei è stata la relatrice della mia tesi di laurea sui comportamenti pro sociali e di prepotenza nell’ambito scolastico. Dopo essermi laureata nel 2009 ho voluto fortemente iniziare a costruirmi un’esperienza
in questo ambito. Perciò ho svolto il tirocinio post-lauream presso il Laboratorio di Studi
Longitudinali dello Sviluppo di cui la Prof.ssa Menesini è responsabile.

Da allora non mi sono più fermata!

Dopo un periodo di incubazione presso lo IUF (Incubatore Universitario
Fiorentino) è nato lo Spin Off “EbiCo” (Società Cooperativa Sociale – Onlus) nel 2015. Ciò è stato possibile grazie al mio impegno e a quello della Dott.ssa Benedetta Emanuela
Palladino e della Prof.ssa Annalaura Nocentini. Tutt’oggi continuo ad esserne membro e dipendente.
All’interno della Cooperativa mi occupo di formazione rivolta ai docenti sul
tema del bullismo e del cyberbullismo. Inoltre realizzo percorsi evidence based
per la prevenzione ed il contrasto del bullismo. Conduco laboratori di sostegno
alla genitorialità e percorsi sull’uso consapevole delle nuove tecnologie e
tanto altro!

Esperienze concrete all’interno delle scuole.

Per rispondere ai bisogni dei comportamenti a rischio nell’infanzia e nell’adolescenza, avete sviluppato delle vere e proprie ricerche basate sull’evidenza scientifica. Che risposta state ottenendo da parte dei ragazzi e dalle istituzioni?

La Prof.ssa Manesini e la sua équipe si stavano occupando di programmi evidence based di prevenzione e contrasto al bullismo. Noi non volevamo che rimanessero unicamente nell’ambito accademico ma diventassero qualcosa di concreto da portare
all’interno delle scuole.
Perciò è nato proprio il bisogno di creare un “braccio operativo” attraverso lo Spin Off universitario e la Cooperativa Sociale “EbiCo”.

Le scuole stesse ce lo chiedevano!

La validazione scientifica dice che il programma KiVa, nato in Finlandia e adattato al contesto italiano e rivolto alla scuola primaria, riduce il rischio di comportamenti di bullismo del 50%. Mentre il NoTrap!, sviluppato e validato dall’Università di Firenze, del 20-30% nella fascia delle scuole secondarie.

Per questo, nel corso degli anni, si è venuta a delineare una fitta rete di collaborazione con numerose scuole della Toscana e di Italia. Oltre che con Enti e Istituzioni su tutto il territorio nazionale.

In Toscana ad esempio collaboriamo con la Regione e Ufficio Scolastico e abbiamo avuto collaborazioni in altre regioni italiane. Ad esempio con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Nuoro, i Centri Territoriali di Supporto del Veneto e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria del Policlinico Di Bari.

Per rispondere alle richieste di collaborazione e alle diverse necessità siamo contenti di essere anche molto itineranti!

Quest’anno stiamo lavorando in sei regioni Italiane con il progetto KiVa, coinvolgendo 140 classi e circa 250 docenti. Mentre in tutta Italia con il progetto SIA, che ha l’importante obiettivo di creare dei gruppi di lavoro formati da diverse figure. Come i referenti regionale e provinciali per il bullismo e cyberbullismo, alcuni docenti, Dirigenti Scolastici e diversi referenti di enti del territorio. Tutte queste personalità servono per stimolare un approccio integrato ed efficace ai fenomeni.

Ciò è stato possibile grazie alla collaborazione con l’Istituto “Pertini” di Lucca e l’Istituto “Leonardo da Vinci” di Firenze. Oltre al finanziamento ottenuto dal Ministero dell’Istruzione all’interno del “Piano nazionale per la prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo”.

Occupandomi del programma KiVA come formatrice certificata riscontro un forte entusiasmo ed una grande motivazione da chi è in prima linea. Infatti i docenti e gli studenti, nonostante la mole di lavoro richiesto dai progetti così strutturati, stanno rispondendo positivamente.

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Imparare a sentirsi liberi di esprimere le loro esperienze

Proprio qualche giorno fa, durante uno degli incontri di supervisione, che conduciamo per supportare i docenti, un’insegnante mi ha condiviso il suo pensiero. Mi ha detto che era molto contenta delle lezioni che stava svolgendo in classe. Lavorando sui concetti di rispetto, di ambiente scolastico positivo e sull’importanza del gruppo, si erano create occasioni nuove. Momenti importanti per riscoprire i suoi alunni e opportunità dove i bambini si sentivano liberi di parlare delle loro esperienze, dei loro pensieri e delle emozioni.

E sappiamo quanto questo sia importante, considerando l’attuale momento difficile che anche i bambini e i ragazzi vivono in questa pandemia.

Alla base della mia motivazione c’è la consapevolezza che noi adulti possiamo e dobbiamo essere degli importanti fattori di protezione, sostegno e supporto per bambini e ragazzi.

Ritengo che la scuola debba essere un ambiente sicuro per tutti, un luogo dove tutti possano sentirsi accettati e degni di valore.
Per questo penso sia importante il lavoro che EbiCo porta avanti con le sue attività
e servizi. Fornisce strumenti efficaci alle scuole e un supporto professionale
qualificato per lo svolgimento di percorsi, laboratori, formazioni tesi a raggiungere
questo obiettivo.

So che vi state occupando di un progetto molto interessante con la società di calcio Acf Fiorentina sull’utilizzo consapevole di Internet e social? In un momento così particolare è una grande opportunità che state fornendo ai ragazzi.
Cosa vi porterete dietro emotivamente e praticamente da questo progetto?


Sì, ACF Fiorentina ha ideato e promosso il progetto “Crescia@MO in VIOLA”. E’ un
progetto pensato per promuovere l’uso consapevole delle nuove tecnologie in bambini e ragazzi di scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado.
Come EbiCo mi sto occupando personalmente della conduzione delle attività con
le classi coinvolte presso le scuole primarie e secondarie di primo grado.

È un’esperienza importante. Ogni volta che mi confronto con bambini e ragazzi ho
la percezione chiara di quanto sia importante per loro avere degli adulti con cui confrontarsi. Parlare, disponibili a conoscere il loro mondo, anche quello virtuale,
comprendere i loro dubbi, paure e anche quelle che ritengono le loro certezze.
Una condizione essenziale per l’adulto per poter pensare insieme ed aiutarli ad avere un pensiero critico circa l’uso delle nuove tecnologie. Per cui spesso arriviamo a concludere: se siamo online è importante connettere prima la testa!

In un momento così difficile, dove le tecnologie si sono imposte ancor più prepotentemente. Quindi credo che il progetto ideato dalla Fiorentina sia davvero interessante almeno per un duplice aspetto. E’ capace di rispondere al bisogno di riflettere su come i nuovi mezzi di comunicazione siano percepiti anche in termini di socialità. Oltre a poter discutere insieme su come usarli in modo positivo e su come limitare i possibili rischi connessi a un uso non consapevole.

Che “consiglio” possiamo dare ai lettori, magari ai genitori che ci leggono? Come possiamo “educare” i ragazzi ad avere un atteggiamento meno aggressivo nei confronti di se stessi e degli altri?


Parto dall’idea che, come tutti ormai sappiamo, purtroppo non esiste una ricetta ed il libretto di istruzioni per essere dei genitori “perfetti”. Possiamo però tenere sempre a mente dei termini che ritengo essere importanti.

“Ascolto” , “Comunicazione” ed “Empatia” rimandano a un modo di stare con bambini e ragazzi che può sostenerli durante la loro crescita.

Noi adulti dobbiamo abituare i bambini/ragazzi all’importanza di essere ascoltati e di conseguenza di ascoltare. Possiamo dedicare del tempo a parlare di ciò che ci accade, di quello che pensiamo e proviamo…e questo lo dovremmo fare a tutte le età.

Altro termine importante è quello di “Empatia”. Spesso non la pensiamo come ad una competenza da promuovere. Invece è molto importante l’azione educativa che possiamo svolgere. Accrescere in bambini e ragazzi la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, domandarsi l’altro cosa pensa, cosa prova e come si sente quando gli accade qualcosa. È quindi essenziale trasmettere il messaggio che è importante porre attenzione all’altro. Considerare la responsabilità che ognuno di noi ha sul benessere e la sofferenza dell’altro. È importante far crescere degli esseri umani che conoscono l’importanza di dare attenzione e cura all’altro.

Quindi, a questo riguardo, mi viene in mente una riflessione. Nel caso fossimo chiamati
perché nostro figlio ha un comportamento prepotente ci dovremmo domandare come possiamo aiutarlo per supportarlo a cambiare atteggiamento e comportamento. Per il suo bene e per interrompere la sofferenza che sta causando: non dovremmo chiuderci a riccio nel tentativo semplicemente di difenderlo.

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