Alla fine, il parlamento è pieno di miracolati, ma scarseggiano gli Scilipoti. Questo, e nient’altro, è l’unico punto fermo che abbiamo, mentre il premier Conte ha rassegnato le dimissioni nel pieno della crisi di governo, sia pure a condizione di avere già in tasca il nuovo incarico.
Ma basterà la paura del voto a mettere di nuovo tutti d’accordo ed a riciclare il grigio Conte che sta bene su tutto meno che su una crisi di governo?
Di certo non a Renzi, che ormai deve giocarsi il tutto per tutto come un pokerista fallito all’ultima mano; di certo neppure ad una parte del PD, che dopo tutto potrebbe sostituire il mazziere di Rignano con il liberal centrismo accomodante dei forzisti in crisi di identità; di certo neppure a quella parte dei 5 stelle che capisce di avere solo un modo per salvare la faccia, ovvero fare ammenda dei trasformismo e dei congiuntivi sbagliati del poltronista Di Maio e provare ad affrontare la decrescita dolorosa e catartica imposta dalle urne.

Troppe cose sono cambiate, insomma, senza contare che Salvini apparentemente è percepito assai meno pericoloso che non ai tempi del Papete.

E mentre c’è chi ricorda che in Francia il nostro muratore si chiama ‘masson’, mentre l’imbarazzante Calenda lamenta di essere rimasto solo perché non lo considerano neppure per gli inciuci, ecco che il governo senza programma, nato per non andare votare e non costringere un buon 40 % degli attuali parlamentari a cercarsi un lavoro, si infila e si incarta in una crisi di governo che nessuno capisce, lasciando in sospeso il decreto ristori e la rottamazione delle famigerate cartelle esattoriali che tanto angustiano gli italiani.


Perché poi, alla fine, che pretendono questi italiani? Che si sistemi la sanità in decadenza, con o senza Covid? Che si provi a tamponare la voragine del debito pubblico? Magari pure che si provi a dare risposte a tutti coloro (e sono sempre di più) che hanno bisogno di un lavoro e di un modo onesto per mettere insieme il pranzo con la cena.
Che faccia tosta!! Meglio, caso mai, che si sistemi la questione del Coni, perché non è bello mandare in giro per il mondo i nostri gloriosi atleti senza una bandiera e senza un inno!!!

Ma intanto, fra Conte premier per caso e tanti potenziali aspiranti presi a caso, l’unica certezza resta l’Europa, che ci sventola sotto il naso la promessa di un fiume di soldi a condizione che si rispettino gli impegni presi, ovvero il taglio su quelle pensioni che il duplex Monti – Fornero si era impegnato a spremere a dovere e che negli ultimi anni disgraziati hanno impedito al Paese di sprofondare nella miseria più nera.
Ma tant’è. Mentre i nani di casa nostra giocano a fare i bulletti di periferia, l’Europa civile ed illuminata, ma in crisi di idee e di classe dirigente, ci impone le ricette di un neo liberismo obsoleto, esattamente come la Volkswagen che commercializza in Messico le Golf e le Polo del fine millennio scorso.
Perché alla fine della fiera, tanto in Italia come in Europa, l’importante è piangere bene per fottere meglio. L’importante, come al, solito, è che i cuxi siano quelli degli altri.