Ancora sull’aborto: quando si scrive per il pubblico si dovrebbe sedimentare l’articolo, lasciarlo lì da una parte dopo averlo tracciato e poi rivederlo, sistemarlo, se del caso correggerlo. Su quanto accaduto in America contro l’aborto tuttavia io sono e resto un fiume in piena, la notte non mi ha portato consiglio bensì una rabbia profonda che non si placa. E con la rabbia non si risolve nulla, lo so, ma io la provo guardando le facce di Biden, Trump, Pillon e Borgonuovo alla televisione che discettano di aborto senza averne diritto. Avete letto bene: DIRITTO. Potranno avere questo diritto quando Madre Natura li doterà di un utero e della capacità di procreare, ora no non possono questo diritto.

Avevo già scritto su Uau Magazine alcuni mesi fa sul tema dell’interruzione di gravidanza, esattamente il 24 settembre 2021.
In pochi mesi la situazione è precipitata ed io ci torno a bomba, parola trendy del periodo e non ho intenzione di aspettare, voglio tirare fuori tutto lo sgomento che mi pervade perché sia chiaro, si parte dal far decadere un diritto conquistato ed acquisito e poi si scende giù, nell’inferno talebano anche senza vivere in Afghanistan, basta un fiocchino con una faccia non proprio simpatica col sorriso un po’ ebete sopra che farnetica da integralista, per ritrovarsi tutte quante noi donne relegate in casa, a figliare come conigli, mettendosi la pezzuola in capo in segno di rispetto. Non c’erano avvisaglie, almeno così pare, sulla decisione della Corte Suprema che in maniera divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari, ha preso la decisione di abolire la sentenza sul diritto di aborto, che rende quindi i singoli Stati liberi di applicare le loro leggi in materia. Già Texas e Missouri ed altri Stati rendono l’aborto illegale mentre lo Stato di New York assicura che “qui resta possibile”.

Va benissimo per le donne che possono permettersi il viaggio e le spese accessorie: e le altre, le più disgraziate, diseredate, magari di colore? Interviene anche l’Onu che sentenza: abolire il diritto ad abortire è un colpo terribile ai diritti umani delle donne. Un tempo quello che dichiarava l’Onu era preso in considerazione. Un tempo ormai lontano. Joe Biden, rimessosi in sella alla bici, dice che è un giorno triste per la Corte Suprema e per il Paese, del resto era un giorno triste anche quando il solito fuori di ceppa ha sparato a gente indifesa ma soprattutto innocente, colpevole semmai di trovarsi nel posto giusto al momento giusto davanti allo stronzo sbagliato che nel posto giusto al momento giusto non era.
Le armi però non si toccano, negli Stati Uniti, si tengono in casa come qualsiasi elettrodomestico, si mettono sotto l’Albero come strenne natalizie, abituando i bambini e i ragazzi a prenderci confidenza vedendole appese nelle pareti di casa. La lobby delle armi non la smuove nessuno e anzi, la solerzia con cui si forniscono le armi anche agli Stati in guerra, benedette siano le guerre dappertutto!, dimostra che la National Rifle Association of America vive ed è tra noi. La guerra si foraggia con le armi, certo si può scegliere a chi venderle: ma di certo chi le vende non ha crisi di coscienza come Alberto Sordi nel film “Finché c’è guerra c’è speranza”. Noi siamo piuttosto come la famiglia del suo personaggio che ipocritamente fingeva di non sapere che era un trafficante d’armi perché preferiva il lusso e il benessere ricevuto da quei traffici di morte. Siamo ipocriti pure noi, perché ben sappiamo che il prezzo maggiore nelle guerre lo pagano le donne: per i lutti che subiscono, perdendo sì padri e mariti, ma soprattutto i figli che hanno messo al mondo. Le donne poi sono facili prede del ‘nemico’ che le abusa con sevizie e stupri. Da quelle violenze spesso si concepisce un bambino. Ma si può considerare madre colei che ha avuto un figlio in questo modo? Magari no, piuttosto pare un’incubatrice per il mantenimento della razza. Un bambino non voluto si può considerare figlio? A voi l’ardua risposta, fatevi aiutare dalla statistica riguardante il disagio sociale. Per quanto riguarda invece la statistica sulle interruzioni di gravidanza in Italia, i dati sono confortanti perché in calo e tra i più bassi al mondo: nel 2020 sono state 66.000, il 9,3% in meno dell’anno precedente. Si sa, un aborto non è una passeggiata, nè fisica nè soprattutto psicologica e nessun uomo, sottolineo nessuno, può comprendere di cosa si stia ragionando. Nè col papillon del sor Pillon, il talebano de noantri che non dovrebbe rappresentare partito alcuno, e neanche con l’aria perfidamente sarcastica beffarda perculeggiante simil Travaglio del giornalista Borgonuovo, che par pagato solo per far gazzarra con continue provocazioni, anche su questo tema. Irritanti al punto di far prudere le mani, incoscienti nelle loro affermazioni buttate là per il gusto di dire qualcosa che non sia di sinistra.

Perchè la vulgata vorrebbe che dichiararsi pro-aborto significhi venire etichettati di sinistra, perchè la destra italiana femminile (giammai femminista), quella che ama il potere e parla alla pancia (con e senza feto) che sbraita in spagnolo “sì alla cultura della vita, no a quella della morte”, dopo la sentenza americana si cela in un prudente, pavido e improbabile – con tanto di plurale maiestatis – “noi siamo per la prevenzione”. Ohibò, perchè ammazzare la gente con le armi è cultura della vita diversamente intesa? Perchè fa più specie un feto di poche settimane provocato da un aborto voluto, di un bambino morto ammazzato da una pistola o da un fucile? La giustificazione della guerra oppure di una periodica strage in una scuola è più plausibile di una scelta individuale, magari sofferta ma inevitabile, che comunque avviene esclusivamente nel corpo di una donna? Non voglio insistere sulle posizioni specialmente maschili di personaggi politici o della stampa: si sa, ci sono mestieri che non sarebbero sporchi ma se lo fanno taluni individui sudici lo diventano. Poi piomba, altra parola trendy, Donald col ciuffo, anche lui sempre con quel sorriso insopportabile che sorte da un orifizio che poco somiglia a una bocca, anche lui chiacchierato per le allusioni pesanti dell’attrice Rosie O’Donnell su rapporti con la figlia Ivanka. Qui mi cheto, ma guardo certe foto e certi video e mi inquietano. Questo signore biondo ossigenato, artfice dell’inserimento dei 3 giudici della Suprema Corte che hanno indiscutibilmente condizionato la sentenza antiabortista, se ne bea e bestemmia: l’ha voluto Dio. Per caso, saresti te Dio?, perchè per quanto mi riguarda, da cattolico-cristiana non praticante e anche poco credente, Dio ha ben altro cui pensare che contentare un essere dannoso come te, compiaciuto di aver praticamente portato a Capitol Hill l’uomo di Neanderthal con tanto di corna e pelliccia. Chissà, forse ci s’è riflesso, per pelliccia e per corna. E allora, la sottoscritta che è contro l’aborto e non per fede religiosa o per ideologia ma per rispetto della vita umana e tuttavia, poichè credo nella laicità dello Stato di diritto e non di negazione dei diritti, fa propria la dichiarazione di Emma Bonino che sottolinea qualcosa a cui soprattutto noi donne non abbiamo pensato: che i diritti, una volta ottenuti vanno curati e protetti. Non si deve dare mai nulla per scontato, non c’è nulla di immutabile e tornare al più buio Medioevo è questione di guerra, di lotte, di attimi. Ce lo insegnano i Paesi Arabi, l’Afghanistan, il Pakistan e tutti quei Paesi dove alle donne è vietato anche leccare un gelato per la strada, cantare, istruirsi. Il problema non è il velo o meglio, il velo è lo strumento per obbligare il genere femminile ad annullarsi, rendersi invisibile, alla mercè di trogloditi che considerano la donna meno di un animale da macello. Sono lontane queste situazioni da noi occidentali? Vedendo quel che accade in America non direi, e forse questa mossa della Corte Suprema non era poi così peregrin.

È il volto degli U.S.A. che più spiazza, quello che rifiuta l’aborto ma legittimata dal secondo emendamento tollera (eufemismo) le armi, le detiene in casa propria e le distribuisce nel resto del mondo, con la scusa della difesa. Per difenderci, gli statunitensi corrono allegramente il rischio di mettere in mano a squilibrati fucili che vengono scaricati sui corpi di chi va a scuola o in un locale pubblico. E quelle vite, salvate magari dall’aborto, ma stroncate da una pallottola, avevano meno valore forse di un feto magari malformato, destinato a una vita grama?
Un Paese dove se non hai l’assicurazione sanitaria in ospedale non ti salutano neanche, dove le leggi sono diversissime tra uno Stato e l’altro, un Paese che è tutt’altro dall’iconica immagine di Peter Fonda in sella a un chopper nel film “Easy rider”, emblema apparente della libertà. Parafrasando, c’è del marcio non solo in Danimarca. Quest’aria mefitica di ritorno al passato che sfiora anche l’Europa non mi garba, ripenso al ‘sofagate’ in Turchia con Ursula von der Leyen rimasta in piedi per la goduria del padrone di casa Erdoğan e per la sbadataggine squisitamente maschilista del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel che non è turco e neanche afghano e nemmeno americano col ciuffo biondo che fa impazzire il mondo, come l’analcoolico. Sono avvisaglie, pericolose avvisaglie. Non dovevano permettere gli Stati Uniti d’America, per giunta con un Presidente democratico, di cancellare anni e generazioni di conquiste femminili.
L’aborto non ha bisogno di giudizi e pregiudizi, soprattutto maschili o comunque retrivi. Chi oggi è contro l’aborto si dichiara pro mammane, consapevole che rivolgersi a chi pratica interruzioni di gravidanza clandestine significa mettere legittimata dal secondo emendamento, in pericolo la vita della donna incinta. Forse, magari inconsapevolmente, l’anti-abortista difensore della vita gode di questo rischio? E certo, se una donna muore per le conseguenze di un aborto se l’è cercata: ce l’avete detto tante, troppe volte a noi donne, in tante, troppe occasioni, sui giornali e nelle aule giudiziarie. Invece non vi dovete permettere, perché lo slogan sessantottino “l’utero è mio e lo gestisco io” è ancora valido. Oggi più che mai. Ci vorrebbe un Viagra per l’erezione del rispetto verso le donne.
Se gli uomini potessero concepire, a quest’ora l’aborto sarebbe un sacramento. (Florynce Kennedy).
Nonchè un diritto inviolabile.