Cultura

Green Pax

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C’era una volta la Pax Romana, quella che gli Imperatori imponevano ai popoli vinti con la forza della persuasione imposta dalle legioni. L’imposizione del nuovo ordine costituito assolveva alla necessità di gestire l’emergenza, sapendo che con il tempo la nuova provincia avrebbe potuto acquisire specifici diritti e magari, un giorno, la cittadinanza romana, ovvero la piena normalità dell’esigere quotidiano. Il Green Pass, in qualche modo, mi suggerisce una parziale similitudine, nel senso che pretende di assolvere ad una necessità figlia dell’emergenza che si concretizza nella possibilità di restituire spazio alla vita associata, pur monitorando e campionando la popolazione vaccinata, ovvero provvista degli anticorpi sufficienti a difendersi dal contagio.

Peccato che la similitudine si fermi qui, nel senso che i messaggi che riceviamo non ci suggeriscono una road map ( si dice così, no?) vero la riacquisizione della normalità: gli annunci di terzo passaggio vaccinale, di nuovi farmaci prossimi venturi per sostituire i vaccini scaduti e fronteggiare le nuove versioni del Covid, di fatto più numerosi degli allestimenti di 40 anni di Fiat Panda, insinuano il dubbio che il Green Pass, o meglio il Green Pax, avrà vita lunga e, ad oggi, senza una data di scadenza. Deve essere chiara che questa non è la solita becera sfuriata No Vax, non è una argomentazione basata sulla visceralità delle visioni integralisti, stupide ed errate proprio perché intrinsecamente talebani, ma pone un problema giuridico basato su argomentazioni di diritto sostanziale e tecnica legislativa: un Green Pass senza fine, escludendo chi non ha la famosa tesserina da pezzi importanti di vita sociale quale la frequentazione di ristoranti, cinema, teatri o eventi culturali di qualsiasi genere, porterebbe ad una sorta di capiti diminutio di una fetta di popolazione, obbligando viceversa la maggioranza dei vaccinati ad aderire indiscriminatamente, per forza o per amore, ad ogni genere di somministrazione imposta dall’alto.

green pass

Che il pericolo sia reale, lo spiega senza possibilità di appello la triste querelle fra la tipologie di vaccino germanico-statunitense e quella anglo – svedese, con l’interesse privato di alcune multinazionali sovrapposto a quello dei cittadini. E cosa accadrebbe se lo Stato, magari a corto di liquidità, decidesse di acquisire le dosi di un nuovo farmaco a prezzo di saldo offrendo in cambio la possibilità di testarlo su un campione statistico ampio ed attendibile quanto una intera popolazione? Cosa accadrebbe infine se il Green Pass diventasse il grimaldello per acquisire e digitalizzare dati sensibili di quella stessa popolazione? Intendiamoci bene: se tutto questo fosse a tempo, le ragioni dell’emergenza sarebbero evidentemente rispettate ed il ritorno alla normalità ne sarebbe la prova provata.

Ma non è forse vero che questo Paese ha sempre avuto difficoltà ad uscire dall’emergenza?

green pass

È successo col terrorismo, con la perpetrazione di leggi liberticide andate ben oltre gli anni di piombo che le avevano suggerite è successo con i mille provvedimenti tenuti lì per giustificare l’ingiustificabile, come le accise sui carburanti decretate per finanziare spese ben precise e sopravvissute solo allo scopo di fare cassa. Ecco, se questi sono i precedenti, io, vaccinato e provvisto di Green Pass esprimo i miei dubbi. Da libero cittadino e parlando con argomenti razionali.

Stefano del Giudice

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