Ci vorrebbe il Cavaliere Nero, quello di Proietti. Quello che uccide tutti coloro che lo sfidano a duello, perchè al Cavaliere Nero “nun hai da rompe li cojoni”.
Si, perchè adesso il multiculturalismo pseudo progressista dei democrat del terzo
millennio, mascherato da astrusi ed ipocriti sensi di colpa, ha deciso di attaccare anche il mondo dell’immaginario e di ridisegnarlo in nome del politicamente corretto.
Si tratta, a ben vedere, di una operazione gramsciana nel metodo e nelle finalità, in quanto diretta ad impadronirsi dei gangli di un dato sistema per modificarne linguaggio e contenuti e piegarlo dall’interno ai propri fini politici e propagandistici.

Ecco allora che si spiega la censura della stessa Disney a cartoons quali Dumbo, Peter Pan e gli Aristogatti, imputati di contenere messaggi razzisti , così come la scelta di altri produttori di “riconvertire “ dei personaggi storici del mondo dell’immaginario, in funzione di una vera e propria liturgia culturale che non si sa se definire ottusa, demenziale o semplicemente ridicola.
Ora, sinceramente, siamo davvero convinti che la lotta al razzismo passi dall’assegnare la parte di Lupin ad un attore di colore? E davvero siamo convinti che i celebri cartoons sopra citati abbiano mai offeso qualcuno?
Onestamente, credo che per trovare il germe del razzismo in Dumbo o negli Aristogatti sia necessaria una mente malata, così come solo personalità con grossi problemi psichici potrebbero censurare Biancaneve o Cenerentola in quanto allusive ad un certo tipo di condizione della donna.

Sono gli stessi spiriti malati che preferiscono lo stucchevole Deadpool, onestamente noioso ma pansessuale, ai più avvincenti ma “ tradizionali” Superman e Spider man, tutti avventura, lotta e (orrore !!!) eterosessualità.
Sono gli stessi che pretendono di imporre una lettura in chiave gay della scanzonata iconoclastia dei Muppets e che vogliono vedere nella storia di Mulan, la giovane che si finge uomo per combattere contro gli invasori e che alla fine palesa la propria vera identità, un incitamento alla pratica dell’outing.
La fortuna, in effetti, è che questi talebani del buonismo applicato sono fondamentalmente ignoranti: se conoscessero i primi cartoons di Topolino, quando il primo esemplare del celeberrimo roditore tirava mattoni in testa ad ignare vittime della sua dispettosa irrequietezza, invocherebbero la censura verso quell’esempio riprovevole di violenza gratuita.

Ed allora ve lo dico di cuore: da bambino, i vecchi cartoons della Disney me li sono guardati tutti e più di una volta, ma in nessun caso ci ho visto messaggi razzisti o discriminatori. Ci ho visto avventura, satira ed anche qualche messaggio che mi è servito da adulto, come la legittima aspirazione a cercare vita natural durante la mia “Isola che non c’è”. Ci ho visto la fantasia, il divertimento , la possibilità di sognare ad occhi aperti ed anche di crescere.
“Non rompetegli le favole”, recitava uno slogan della vecchia sinistra negli anni ’80.

Ma allora si trattava di dare addosso al malefico Berlusca, che inseriva pubblicità ogni tre per due nei cartoons di Paperino come nei filmacci di Boldi ,Villaggio e Lino Banfi. Allora andava bene, ma ora no. Ora le favole si possono rompere, perchè Dumbo offende gli africani così come il crocifisso in classe offende i non cristiani.

E’ il delirio, ma portato avanti con la folle razionalità di una pulizia culturale e di un desiderio di indottrinamento delle masse fino dall’infanzia.
Ma c’è ancora di peggio: questa concezione al limite del demenziale perpetra il trionfo del razzismo e della discriminazione secondo una modalità che farebbe invidia al KuKluxKlan: l’idea che tutto,ma proprio tutto, sia da ricondurre al colore della pelle, all’etnia o all’inclinazione sessusale.
Basta!!! Basta !!!
Io chiamo il Cavaliere Nero.
