Certo, lodevole ed apprezzabile l’iniziativa di Greta e dei giovani che sono scesi in piazza per protestare e sensibilizzare i “grandi” verso l’inquinamento del pianeta. Ricordo un tema, proprio sull’argomento, che feci alle scuole medie (si parla del 1988, ahimè 30 anni fa!), avevo studiato l’argomento di cui parlavamo, ed i toni, i modi ed i concetti mi sono rimasti indelebili nei cassetti della memoria, un po’ come le poesie che in quegli anni ho imparato e che ancora oggi posso recitare nell’occasione giusta, suscitando lo stupore generale. Intendo dire che questo è un allarme che viene da lontano. In quegli anni c’era però la voglia di far convivere lo sviluppo tecnologico e la sostenibilità ambientale, non si metteva in discussione la volontà di crescere, ma si cercava il modo perché questo potesse non essere troppo impattante per la natura. Forse i risultati non sono stati eccelsi, ma credo sia ancora il modo giusto di pensare a questo annoso tema.
Mi fa paura chi, in nome di questo, cerca di promuovere la decrescita, la necessità di rallentare, vuole in qualche modo tornare indietro. Questo non è il sistema e non è il rimedio, non si otterrebbero i risultati sperati. L’unico metodo è cercare di istituire una certificazione, come già esiste, sulla qualità o sulla sicurezza che premia le aziende che utilizzano una % di energie rinnovabili e stanno sotto certi livelli di emissioni, con controlli precisi e creando parallelamente l’obbligo, per la grande distribuzione, di avere sui loro scaffali il 50% di questi prodotti, ai quali il mercato deve riconoscere un premio a livello di prezzo. Solo il mercato può invertire la rotta su questa tematica, basandosi non esclusivamente sui prezzi delle merci, ma sull’osservanza delle regole “salva pianeta” con le quali vengono prodotte.
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