Si chiamava Luana. A Montemurlo, in provincia di Prato ieri a ventidue anni ha perso la vita in un incidente sul lavoro. Viveva a Pistoia, mamma di un bimbo di cinque anni.
Le ricorrenze, come il politicamente corretto, sono una gran brutta cosa. In privato fingiamo di volerci bene, la famiglia si riunisce e siamo tutti splendidi e favolosi, almeno fino a quando non ci si alza da tavola; in pubblico, ci compiaciamo di quanto siamo evoluti e democratici, salvo poi fregarcene di tutto e di tutti non appena siamo sicuri che nessuno ci veda e ci giudichi.
Per il primo maggio, poi, ci inventiamo i concertoni, i discorsi pieni di retorica ed il momento di cordoglio per i caduti sul lavoro, che in fondo non colpisce neanche più di tanto, anche perchè gli operai in questo Paese sono sempre meno e magari non votano neanche a sinistra. Poi, pochi giorni dopo, salta fuori la notizia di una ragazza di ventidue anni che muore in fabbrica, risucchiata da un rullo, mentre i telegiornali parlano e straparlano della interessantissima polemica fra Fedez e la Rai.

E alla fine una ragazza che muore mentre lavora in fabbrica fa meno rumore di quattro boiate sullo scazzo di un ragazzotto col gozzo tatuato e il direttore di Rai 3, anche perché la ragazza non è neppure extracomunitaria, non è arrivata col barcone e non ha una storia strappalacrime da raccontare alla Gruber mentre la Murgia inveisce in sottofondo contro gli italiani (maschi) brutti, cattivi e di centrodestra.
Tutto questo è inqualificabile, questa Italia “ufficiale” e “benpensante” è inqualificabile. Luana è di Montemurlo, sta a mezz’ora di macchina da casa mia, gli elementi della SUA vita nessuno di noi ha il diritto di prenotarli per il minuto di cordoglio del primo maggio 2022.
Tuttavia la sua storia colpisce perché Luana lavorava per costruirsi una vita, il futuro insieme ai suoi cari, al suo compagno e a suo figlio e nessuno, aveva il diritto di impedirle di perseguire quel progetto di vita libera e dignitosa che tanto sta a cuore alla nostra Costituzione.
Non le è stato possibile realizzare ciò per cui si alzava presto ogni mattina, guarda caso un normale lavoro da operaia manifatturiera, cioè quella roba obsoleta di fronte al quale troppi giovani storcono il naso. Inutile dire che non è così.
Il lavoro, quando è onesto, è sempre onorato e deve essere tutelato come il bene più prezioso, perché è ciò che sta al fondamento della nostra Repubblica, democratica per insufficienza di prove e troppo spesso fondata sul lavoro altrui.

O forse i morti devono far notizia solo se causati dal COVID? O forse si fa finta di dimenticare che in questo Paese di gente evoluta e democratica, ma solo in pubblico, si muore ancora troppo spesso sul posto di lavoro?
Leggendo, qualcuno si chiederà il motivo della rabbia che traspare dalle parole di questo pezzo. È rabbia, rabbia sincera. Chissà forse già domani un’altra Luana morirà nella democratica e civilissima indifferenza. E nessuno farà nulla per impedirlo. Certo, ed essere evoluti e un po’ scafati ci sarebbe da chiedersi chi ha consigliato a Luana di lavorare in fabbrica! Il reddito di cittadinanza era più sicuro e poi gli operai sono fuori moda; ormai per un vero progressista è più importante un decreto contro l’omofobia o magari un’iniziativa per l’incontro fra culture diverse e la soppressione di crocifissi e presepi nelle scuole, che oltretutto offendono le altre religioni.
La verità è che una ragazza di Ventidue anni che lavora basta a se stessa! e che si rimbocca le maniche per un futuro dignitoso merita solo una cosa: rispetto, profondo rispetto.
E chi si è dimenticato di lei e di tutti quelli come lei, chi fa politica o ricopre ruoli ed incarichi istituzionali ma proprio per questo si è dimenticato cosa significa vivere del proprio lavoro, deve solo fare un passo indietro e vergognarsi.
Meglio ancora, chiedere scusa e fare in modo che Luana e tutte quelle come lei, non vengano ammazzate un’altra volta da questa ipocrisia collettiva che ci sta distruggendo come Paese, come società ed anche come esseri umani.
Non è un pensiero “moderno” vero?
Stefano Del Giudice