La notizia del mese è che la Barbara D’Urso, la regina del trash applicato al tubo catodico, ha perso il suo regno. Stop ai programmi, stop alla posizione di riguardo nel palinsesto di Mediaset, stop ai progetti per la nuova stagione di telescazzi da talk supercoatto.
L’altra notizia, conseguente, è quella del coro di peana di ringraziamento agitati e quasi eruttati dal popolo dei divi e divetti del mondo televisivo, seguiti da quelli compassati di critici ed opinionisti (tipo Tosa!) che possono finalmente atteggiarsi a novelli Savonarola dell’etere, inneggiando alla moralizzazione prossima ventura e ad un mondo di programmi informati al politicamente corretto ed al concetto di rotocalco televisivo con le mutande lunghe.

Intendiamoci, la cinica Barbarona ci ha messo del suo, immolando sul terreno dell’audience ad ogni costo situazioni fra il trash ed il surreale, fra gonfie di botox, opinionisti con gli ormoni in crisi e personaggi malfamati e malsfamati,ma se qualcuno si illude che la tv italiota sarà migliore senza i programmi della D’Urso si sbaglia di grosso.
Ma davvero credete che d’ora in avanti sarà solo “Dipartimento scuola – educazione?”
Poveri illusi. Se non lo avete capito, ottenebrati fra reality ai confini dell’irreale ed altre mirabolanti creazioni fra al darwiniano ed il talent senza talenti, il vostro futuro sarà esattamente uguale al presente ed al passato prossimo e sicuramente peggiore del passato più remoto.

Quale passato? Quello in cui la tv trasmetteva programmi come quello del benemerito maestro Manzi, “Non è mai troppo tardi”, che almeno cercava di insegnare a leggere e scrivere agli italiani che non avevano potuto beneficiare della scuola dell’obbligo. Si, perchè se non lo avete capito l’Italia di oggi avrebbe bisogno di 10,100, 1000 maestri Manzi, arruolati a forza su tutte le emittenti in luogo della massa di programmi demenziali che infestano le menti devastate del popolo bue, ormai drogato da una sottocultura di pacchi, isole e dibattiti fra l’isterico ed il pornografico.

Ma l’ipocrisia italiota, questa volta applicata al tubo catodico, ha deciso che il problema è l’incivile Barbara D’Urso, con il suo tacco 12, la gonna ascellare ed il sorriso platificato, come se le pesantissime gag di una Litizzetto o le trovatelle patetiche dei talent della De Filippi fossero al confronto una sovrumana botta di cultura: tutta fuffa, messa su per non dire chiaro e tondo che la povera Barbarona ha fatto il suo tempo, è stagionata e deve far posto ad una variante più giovane.
La regina, insomma, deve abdicare perchè se Cesare ha fatto il suo tempo, neppure Cleopatra è eterna. E qui serve l’erede al trono, mica un cambio di regime! Perchè alla fine, ancora una volta, l’unico rimedio alla mancanza di idee resta un paio di cosce esibite a dovere, con il famoso pelo che tira più del carro di buoi. Qualsiasi cosa ne dica la Murgia.
E mentre Barbara uscirà di scena sculettando, con l’onore delle armi, i cannoni della fortezza reale spareranno tre volte. Dio salvi la regina.
Stefano Del Giudice