Cultura

A ognuno il suo Afghanistan

rave viterbo le più belle frasi di osho
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Mentre l’Italia ufficiale si sintonizza su Tele Kabul a parlare delle questioni agghiaccianti di donne e bambini in Afghanistan, il Paese reale si scopre un “Afghanistan fatto in casa” nella forma di un “gigantesco rave” nelle campagne viterbesi, con alcune migliaia di giovani strafatti accorsi in forze con tanto di mezzi pesanti, gruppi elettrogeni, impianti stereo e sostanze d’ogni tipo.

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La sarabanda va in onda per giorni, ci scappa un morto ed in rete girano video di una vera e propria kermesse in cui l’organizzazione non aveva trascurato nulla, neppure i cartelli dei prezzi delle droghe disponibili, dalla chetamina all’LSD.

Lo Stato si indigna, ma alla fine è impotente, gli amministratori locali urlacchiano dai social per cavalcare lo sdegno popolare, ma esitano quando sono nelle sedi istituzionali, il popolo dei fattoni, forse avendo esaurito la scorta delle sostanze, se ne va lasciando sul terreno (peraltro protetto ma si fa per dire da vincoli di tipo naturalistico e paesaggistico) frigoriferi, vecchie auto a pezzi, rottami incendiati ed immondizia varia.

È una Waterloo dello Stato, inteso sia come istituzione, come apparato e come comunità. Anzi, se mi permettete il gioco di parole, è una Water Closet: la figura di m…a di cui non avevamo bisogno!

Poi arriva lui, il ragazzo livornese intervistato dal solito telegiornale, che mette la ciliegina candita sulla torta che già puzza di putrido: la gente va ai rave perché “gli piace drogarsi”.

https://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/rave-party-1.2498321

Punto. Semplice come l’acqua, ma allo stesso tempo mortale come un pugno in piena faccia, con buona pace dei sepolcri imbiancati che, pur di giustificare l’ingiustificabile, hanno provato a presentare i rave come una manifestazione musicale dei nostri tempi, alternativa a quelle frequentate dai vecchi che vanno ad ascoltare Mozart e Debussy. La verità è che non ci sono giustificazioni e che l’unica difesa possibile, l’unico modo per salvare quel minimo di dignità che ci resta, sarebbe abbassare la testa, tacere e vergognarci.

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L’epilogo di questa storia, infatti, è un bilancio in cui non si salva nessuno: ministero, sindaci e prefetti sono stati sconfitti da un’orda di strafatti decisi a fregarsene di tutto e di tutti per il proprio poco comodo.

Ma vi immaginate se al posto del rave ci fosse stata un’incauta famiglia di campeggiatori con tenda, salsicce e barbecue? L’apparato avrebbe mobilitato carabinieri, polizia, i canadair e pure l’eurovisione per sanzionare ed additare al pubblico ludibrio i nuovi barbari, con qualche sottosegretario pronto ad esibirsi sui TG con un pistoletto sul senso civico ed il bene comune. Ed ora invece? Perché abbiamo appreso il pensiero di più di un pubblico amministratore su Facebook anziché da provvedimenti presi nell’esercizio dei propri poteri di controllo del territorio? Ed a cosa servono gli Enti Pubblici territoriali, a cosa serve un ministero dell’interno, se non riescono a preservare intere aree del Paese non dico dalla criminalità organizzata, ma almeno da un’orda di tossici?

Se ci pensate bene: è la stessa storia che abbiamo visto per il Covid, quando il podista solitario veniva inseguito con i droni tipo ‘FBI, caccia all’uomo’, mentre la movida strafatta della gioventù by night scorreva indisturbata fra alcoolici, pasticche d’ecstasy e risse. Uguale uguale. Stessa logica da neurodeliri.

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La verità è che anche noi abbiamo i nostri talebani, i nostri Sleepy John ed i nostri servili burocrati la cui competenza sta fra l’atto di fede e l’assoluzione per insufficienza di prove. La verità è che abbiamo un sistema educativo che non è più tale e che il sistema Italia pretende di cavarsela, come al solito, giustificando l’ingiustificabile e facendo finta che i problemi seri siano solo quelli in casa d’altri: il sudicio, finché si può, va sotto io tappeto e si mette un Mario Draghi di annata, tipo il brunello da stappare nelle grandi occasioni, a fare da foglia di Fico ad un Paese per il quale, a ben guardare, non sarebbe il caso di buttar via neanche mezzo euro, figurarsi i miliardi del recovery Fund.

Ma per fortuna, giusto in tempo, ricomincia il campionato di calcio, reso ancor più avvincente dal fatto che siamo campioni d’Europa ed il medagliere olimpico rifulge come non mai dando nuovo prestigio a questa Italia multietnica, democratica e moderna. Basterà? Forse, ma intanto ricominciamo a menarla con i vaccini e le mascherine, almeno per propinare ai più creduloni la minestrina del grande Paese che tutto unito lotta, resiste e rialza la testa.

Ovviamente, fra uno sballo e l’altro

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