I coccodrilli erano pronti da tempo a disposizione dei media e pure i meme sui social e da essi esce fuori un ritratto poliedrico e non sempre veritiero della Regina Elisabetta. Sann’assai i monarcologi oggi imperversanti cosa davvero si cela nel London Bridge Protocol, che non è propriamente una semplice parola d’ordine per comunicare che la Regina è morta (viva il Re, dirà qualcuno, non io). Chi ha visto la serie televisiva The Crown o ha letto qualche biografia più o meno autorizzata forse intuisce ciò che voglio dire: il dissacrante Lercio ha scritto che la Regina ha spoilerato il finale della serie Netflix. Già, dopo il Platinum Jubilee eravamo in attesa del centenario e sono certa che lei ce l’avrebbe fatta, senza qualche dispiacere a cui l’età non consentiva di tenere botta.

Non entro nel merito del personaggio che ha caratterizzato la storia dalla metà del secolo scorso alla sua dipartita: la storia la commentano gli storici, non certo gli improvvisati conduttori dei programmi televisivi e men che meno io che mi nascondo spesso nelle mentite spoglie della Casalinga del Montalbano. Mi limito, con rispettosa e riverente divertimento, a descrivere una figura assai autoironica, qualità che spesso salva oppure distrugge i rapporti umani e non solo, ad osservarne il suo mondo da un pianeta lontanissimo da lei, dai suoi palazzi reali, dalle sue tenute tanto lussureggianti quanto umide e piovose, confortate da caminetti immensi e perennemente accesi e drinks a base di ottimo scotch whisky, pur se la Mitica prediligeva lo champagne, pare proibito dai medici al momento dei preparativi per il Giubileo.

“Una grandissima appassionata di Martini Cocktail e di Gin, bevuto mescolato con il Dubonnet, un vino aromatizzato, ghiaccio abbondante e una fetta di limone. Non tutti sanno che Queen Elizabeth si era scoperta anche produttrice, visto che nel 2020 aveva dato il via alla produzione del Gin Buckingham Palace, distillato ufficiale della famiglia reale prodotto con botaniche aromatiche e raffinate come gelsi, alloro, biancospino, verbena per un Gin di fascia altissima, ingredienti colti direttamente in uno dei giardini della residenza londinese per autofinanziare l’uscita dalla crisi da pandemia. Un London Dry Gin servito per eventi a palazzo e cerimonie ufficiali da 42% di volume alcolico, alla versione classica si era aggiunta anche una nuova varietà con bacche di prugnole intere raccolte a mano.” (da beverfood.com).
Nel sorriso di Her Majesty the Queen, aperto e sincero accanto ai suoi cavalli ed agli adorati cani corgi, sui quali non basterebbe un’enciclopedia per raccontarli (ricordo nell’82 di aver visitato a Londra le Royal Mews, dove ci sono le carrozze che si descrivono nelle fiabe e i cavalli hanno coperte con lo stemma che parevano di puro cachemire), un sorriso più enigmatico e somigliante alla Gioconda di Leonardo in certi ritratti di famiglia accanto a nuore sgomitanti e altrettanto sgomitanti spose di nipoti, è racchiuso il suo mondo, buona parte del quale resterà per noi comuni mortali un segreto e non solo di Stato. Il suo senso del dovere innato, corroborato da educazione e preparazione costante e continua al mestiere reale, vivaddio amava studiare, ha sovrastato probabilmente il senso della famiglia e della maternità comunemente intesa. Oddio, non che le foto scattate a bambini sorridenti e in posa davanti Buckingham Palace tra mazzi di fiori portati in segno di cordoglio dimostrino particolare acume e sensibilità parentale. Purtroppo è un segno dei tempi, insieme ai serfoni, condividere momenti che senza, scomodare l’etichetta british, meriterebbero riserbo e zero flash. Tant’è. Sentiremo parlare a lungo di questa Donna regale e reale, in senso lato e metaforico: i funerali si terranno tra qualche giorno come esige il protocollo, capi di Stato e di Governo e i sudditi verranno a porgere l’ultimo saluto a colei che è stata anche capo della Chiesa anglicana. C’è di che sentirsi sollevati: meglio parlare di esequie funebri che di campagna elettorale, diciamo la verità. Nel cattivo gusto social post mortem evidenzio i post dei cosiddetti fans di una certa idea di Lady D che pubblicano foto e frasi della principessa triste, nel maldestro tentativo di fare un confronto. Spiacenti, il confronto semplicemente non esiste: Elisabetta II non era algida come qualcuno l’ha definita anzi, aveva una forte carica di empatia seppur non sempre è riuscita a dissimulare talune insofferenze, basti ricordare l’episodio con Silvio Berlusconi mentre si sperticava a chiamare l’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e lei spazientita sbottò dicendo: “Perchè deve parlare così forte?”.
Spesso e volentieri – e qui torna forte il suo senso dell’autoironia – la sua figura, apparentemente anacronistica, si è rivelata straordinariamente contemporanea. Ha nominato baronetti i Beatles, proseguendo così l’opera di ammodernamento della monarchia inglese che aveva bisogno d’essere svecchiata, e questo bisogno era richiesto anche dal ceto nobiliare, ha fatto una comparsata in occasione della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Londra nel 2012, in un filmato dove compariva nei panni di sé stessa insieme a Daniel Craig, che all’epoca impersonava James Bond nei film su 007. Da Buckingham Palace salivano su un elicottero per raggiungere l’Olympic Stadium, buttandosi insieme per atterrare in tribuna d’onore: per questa scena la regina venne sostituita da una controfigura che aveva al braccio la classica borsetta, accessorio inconfondibile degli outfit reali, perché dichiarò che lei, la vera regina, non ne avrebbe fatto a meno in un caso simile. Come dimenticare la foto in cui ridendo sottecchi passa in rassegna il primo battaglione dei Granatieri Reali, fuori dal castello di Windsor e si vede Filippo di Edimburgo in uniforme di gala di granatiere mentre la sovrana gli passa accanto ridendo e il marito trattiene a stento un sorriso.

Il motivo dell’ilarità della Regina Elisabetta è un altro ed è proprio alle spalle del fotografo dietro al quale in quel momento si sta consumando un piccolo incidente diplomatico che minaccia di rovinare la parata. Un gruppo di ospiti in preda al panico infatti aveva lasciato il proprio posto, contravvenendo all’etichetta di corte, per un sopraggiunto sciame di api scoperto sotto una delle sedie degli invitati. Filippo è stato l’uomo della sua vita, anche se Elisabetta lo ha preso pure a ciabattate e non metaforicamente quando lui si comportava in modo per così dire disinvolto e birichino. La sua scomparsa un anno fa ha sicuramente influito sulla voglia di vivere, e di regnare, della Regina provata anche dalla pandemia e dagli scandali del figlio Andrew, scandali grossi a cui lei ha dovuto porre rimedio economico nonostante le iniziali ritrosie e mettere le opportune distanze, dal nipote Harry che ha fatto una scelta lontana dai doveri reali spinto dalla moglie Meghan Markle che non è esattamente il prototipo della Cenerentola e che pare voglia vivere sempiternamente ricca e scontenta. Una parvenue sicuramente meno furba della cognata Catherine Middleton, che ha compreso fin dall’inizio come si gioca a Buckingham Palace. E gioca assai bene. I 96 anni della Regina Elisabetta hanno presentato il conto tutto insieme, dopo che lei ha tenuto botta su tante cose ma aveva qualche anno meno. Nel 1997 la morte di lady Diana sembrava averle affibbiato il ruolo di Regina cattiva, ma il tempo è sempre galantuomo e la figura di Diana Spencer, che da goffo anatroccolo si era trasformata in cigno elegante e al contempo impegnato, si è rivelata troppo fragile e per questo inadeguata a sopportare la dura vita di Corte e che fosse dura poteva dirlo anche la sorella di Elisabetta II, Meg ovvero Margaret contessa di Snowdon, che dovette rinunciare al suo grande amore Peter Townsend ma che non si piegò mai totalmente ai doveri di Corte.

E chissà come si è sentita Helena Bonham Carter nell’interpretare il suo personaggio nella serie The Crown nel 2020, dopo aver interpretato Elizabeth Bowes-Lyon, madre di Elisabetta II nel bellissimo film “Il discorso del re” del 2010. Non si può neppure ignorare il filo rosso che lega lady Diana alla Regina consorte Camilla, subdola protagonista di un complotto ordito nei fatti a danno di lady Diana Spencer, in nome dell’amore per il principe Carlo, la storia in sé ancora mi disturba ma per volere della Regina, Sua Altezza Reale la Duchessa di Edimburgo è diventata Regina consorte, con sorte fausta direi. Certo sarebbe stato meglio optare per un bel by-pass dinastico, lasciando perdere Carlo III che ha sempre avuto orecchie grandi da anziano e da anziano si appresta a regnare, lasciando perdere William che non ha saputo adeguatamente dirimere i contrasti col fratello Harry, per fiondarsi nel piccolo George, che almeno nelle foto pare tosto quanto basta per affrontare la Brexit, le intemperanze dei Paesi che aderiscono al Commonwealth, e certi Primi ministri (il precedente odiava il pettine per capelli e l’attuale non è esattamente il top di gamma della coerenza).

Carlo III è pronto da tempo immemore, e qui in Italia in questi giorni di campagna elettorale, c’è chi ha scelto lo slogan “Pronti”. Benissimo, dunque tutti pronti per regnare, tutti pronti per vincere le elezioni: Carlo III però non deve governare, mentre chi vince la tornata elettorale italiana governerà una repubblica malandata. Mette un po’ di nostalgia la monarchia di Elisabetta: nulla a che vedere con i Savoia last generation, per intendersi, ma sarebbe bello un ritorno al Granducato di Toscana, con Leopoldo II Giovanni Giuseppe Francesco Ferdinando Carlo d’Asburgo-Lorena, penultimo granduca di Toscana e ultimo granduca regnante de facto. Semplicemente perché i Governatori di Regione così come sono oggi m’intrigano poco o nulla. Sono persuasa che il pragmatico Granduca funzionerebbe benissimo, come ha funzionato la Corona che trasformato in denaro sonante pure gadgets e memorabilia riproducenti la Casa reale in foto, stemmi e visite guidate alle reali magioni. Rivedo con tenerezza una recentissima vacanza a Malta, isola che non mi ha entusiasmato, allor quando ho scoperto che la regina Elisabetta, durante il funerale dell’adorato Filippo, pare stringesse tra le mani una foto, che li ritrae giovani e felici a Malta, dove vissero un periodo della loro vita coniugale, al tempo lei non era stata ancora incoronata, che descrive come uno dei periodi migliori della sua vita poiché fu l’unica occasione in cui i due coniugi ebbero la libertà di organizzare serate da ballo, andare al cinema, fare giri in barca e andare dal parrucchiere, fermarsi a chiacchierare con la gente e nuotare nelle dolci acque della spiaggia di Sliema, città dove sono stata anche io e che è caratterizzata da quartieri in stile coloniale.

Quella della Regina Elisabetta non è stata una monarchia decorativa o peggio ancora dannosa: lei ha regnato con saggezza adeguandosi ai tempi e lo ha fatto fin da ultimo, senza mai pensare di mollare il trono. Dai giorni del Giubileo all’ultimo incontro a Balmoral con Liz Truss sembra trascorso un secolo: quella mano livida rivela un tracollo lento ma inesorabile. C’è il solito sorriso, ma non è lo stesso che ammirava la folla dal balcone i primi di giugno, accanto ai nipotini, durante le celebrazioni per il Giubileo. Charles III sta già incontrando i sudditi, anche lui sfodera un sorriso che pare più una maschera, potrà se vuole fare molto per il suo Paese e per il mondo intero in considerazione delle sue posizioni ambientaliste, oggi più che mai necessarie. Non mi riesce di vederlo re, almeno per ora. La band dei Queen fu chiamata così perché era una parola corta e regale, ma io preferisco illudermi che Freddy Mercury si sia ispirato come suddito alla sua sovrana britannica.
È sempre stato facile odiare e distruggere. Costruire e amare è molto più difficile.
Regina Elisabetta, discorso al popolo, Natale 1957