Cultura

Viaggiando per il mondo in punta di piedi

Viaggiare. Si può fare in tanti modi, in tanti luoghi. Elisa Salvicchi ha un modo tutto suo di viaggiare, e di fotografare. Ha deciso di condividerlo aprendo un blog, Tippytoe, con l’obiettivo di raccontare i suoi viaggi, anche attraverso le sue foto, e di dare qualche consiglio a chi, come lei, ha la passione di scoprire il mondo e le persone.

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che mi ha sempre insegnato che la cultura e, soprattutto, la conoscenza ti rendono libero. Il viaggio è conoscenza. Quindi fin da piccoli, a me e mio fratello, ci hanno portato in viaggio alla scoperta del mondo. Viaggiavo per passione, più che altro all’inizio per passione dei miei genitori, che poi è diventata anche la mia. Ed è diventata quella di tutti i componenti della mia famiglia… un po’ come un marchio di fabbrica.

viaggiando

Cosa mi appassionava di più? Il conoscere le altre culture: che siano totalmente differenti dalla nostra oppure molto affini. In ogni popolo, in ogni città, anche all’interno della nostra stessa nazione, ci sono tante culture diverse, tanti modi di vivere la quotidianità: questo tipo di conoscenza era affascinante per me. Prima i viaggi che facevo con i miei genitori erano viaggi molto più frenetici, quelli dove devi visitare tutto. Con il tempo i miei viaggi sono cambiati: sono viaggi dove non devo vedere tutto, ma assaporare e odorare tutto. Molto spesso tralascio anche un museo importante per sedermi ad un tavolino e guardare la città che mi scorre davanti. Per me l’importante è catturare l’essenza.

Il blog si chiama Tippytoe. La ricerca del nome è stata difficilissima: avrei voluto dire tante cose, ma racchiuderle in un nome è troppo difficile. Significa “in punta di piedi”, che è un po’ il mio modo di viaggiare. Non vuol dire non assaporare niente, ma anzi assaporare tutto, cercando di lasciarlo esattamente come lo hai trovato. Cerco sempre di

Elisa Salvicchi - Uau Magazine

non andare in alberghi che vanno ad incidere sull’ambiente, scanso villaggi turistici e multinazionali, mangio con loro e dove mangiano loro. È un modo di viaggiare in punta di piedi, cercando di non fare danni. Questo è anche il mio modo di fotografare. Tanti fotografano e rubano l’anima al soggetto, io no.

Cerco di fotografare me all’interno di quella situazione, i miei occhi. Fotografare in punta di piedi vuol dire non rubare l’essenza, non essere predatori di un momento, ma coglierlo con una sensibilità maggiore, la propria.

Condividere.

Condivido perché mi porta un valore aggiunto. Condividere un viaggio, le mie fotografie, le mie esperienze, non è regalare agli altri qualcosa, ma regalarla a me: significa regalarmi la gioia di rivivere quell’esperienza, quella situazione.

È inutile scattare fotografie se poi non si fanno vedere. La condivisione è importante, ma è importante perché c’è un grande arricchimento nel condividere. E poi chissà, magari a qualcuno fa piacere guardare il mondo come l’ho visto io… sicuramente fa piacere a me rivedere il mondo come l’ho visto quando ero in viaggio.

Prima scansavo la fotografia. Partivo sempre con quaderni e matite. Non è che non la vedessi come una forma d’arte, è che non la vedevo proprio. Avevo i miei disegni e i miei appunti. Tutto è cambiato nel 2013, durante quello che è stato forse il mio viaggio più bello: un mese in Cina con lo zaino in spalla. Riuscire a portare quaderni, appunti, matite e disegni era può difficile, quindi ho deciso di provare a fotografare quel viaggio. Da lì ho scoperto che posso mettere dentro ad una fotografia tutto quello che prima facevo appuntando o disegnando sensazioni.

Viaggiare fotografando non ha cambiato il mio modo di viaggiare. Sicuramente lo ha cambiato per chi viaggia con me, perché viaggiare con uno che fotografa talvolta è stremante.

Attraverso la macchina fotografica, fotografo i miei occhi all’interno del mio viaggio. Il mio non è un reportage, sono semplicemente convinta che una fotografia può raccontare molto di più di colui che la scatta che del soggetto rappresentato. Quindi la mia fotografia racconta di me.

Il viaggio che più ho nel cuore è il mio primo interrail. Esperienza particolare, da ragazzina partita con lo zaino in spalla, con la costante incertezza di non sapere dove sarai fra due ore. Sicuramente il mio viaggio più bello è stato quello in Cina: un’altra cultura, un altro modo di vedere le cose, la capacità di abbattere piano piano ogni cliché che uno ha prima di partire su quel determinato popolo. Le cinesi non hanno i capelli lisci, ma vanno continuamente dal parrucchiere; i cinesi non sono magri; non sono un popolo chiuso: mi hanno invitato ad un matrimonio, delle persone mi hanno anche invitato a cena a casa loro che avevano adibito come un ristorante. La Cina affascina, ti entra addosso. E’ stato bello.

Tutti i viaggi mi hanno cambiato: l’interrail mi ha cambiata perché mi ha fatto capire di esser capace di viaggiare in un determinato modo. Sono stata anche in Polonia durante l’interrail: toccare la Polonia mi ha fatto sentire a casa. Da quel momento è diventata la mia seconda patria, appena posso ci scappo, ci faccio un salto.

Mi ha cambiata il viaggio in Scozia fatto da ragazzina e in camper; mi hanno cambiata i Balcani: vedere i posti dilaniati da una guerra, vederne ancora i segni, i muri bucati dai proiettili, vedere questa parte di storia che faceva paura ed era così vicina.

Alla fine tutti i viaggi ti cambiano, ti lasciano qualcosa dentro, qualcosa che riporti. Ogni volta sei diversa. Vedere la povertà ti cambia, vedere la felicità nella povertà cambia il tuo modo di vedere le cose.

Non c’è nessun viaggio che vorrei tenere per me: non mi stancherei mai di parlare di quello che ho visto e quello che vorrei vedere. Nessuno.

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