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I SAFARĀ raccontano la loro domenica

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Scritto da Elena Barbati

Dopo i singoli di esordio io, Modigliani e animali, i SAFARĀ tornano per raccontarci la loro domenica.

Con ancora in testa il ritornello di animali, abbiamo fatto due chiacchiere con Stefano Morlando (voce), Federico Bartoli (basso), Tommaso Raimondo (chitarra) e Giulio Breschi (batteria) in merito al loro ultimo singolo, domenica.

siamo tutti uguali, tutti uguali

gin tonic e ideali

SAFARĀ

Benvenuti su UAU Magazine ragazzi! Come descrivereste il progetto SAFARĀ, partendo proprio dal nome scelto?

Fede – Ciao a tutti! Dunque, sul nome Safarā c’è qualche parola da spendere. Esso infatti deriva dal celebre fumetto italiano Dylan Dog, di cui alcuni di noi sono appassionati. Per farla breve, Dylan è un “indagatore dell’incubo”, un detective che si occupa di casi strani e bizzarri, che almeno apparentemente sono legati al soprannaturale.

Nella Londra immaginaria in cui lui vive, c’è un emporio che si chiama Safarā. Dylan ci si reca periodicamente, e non lo fa per una sua particolare passione per l’antiquariato, bensì perché ha scoperto che dietro quella facciata da normalissimo negozio di città si nasconde un portale verso altre dimensioni, da cui entrano ed escono esseri ed oggetti alquanto bizzarri e, a tratti, pericolosi. Nel fumetto è spiegato anche che Safarā è infatti una parola araba: significa “viaggio, scoperta.

Ci siamo presi la libertà di usare questo nome (sperando che la Sergio Bonelli Editore prima o poi non bussi alla nostra porta per reclamare i diritti d’autore) trasponendolo però in senso interiore.

I testi delle nostre canzoni sono tendenzialmente molto introspettivi e rappresentano una sorta di viaggio nella psiche del nostro cantante Morla. Che tra l’altro, ha un che di Dylan Dog, anche caratterialmente. Quindi tutto torna, direi.

Il vostro ultimo singolo, domenica, è un inganno verbale che vede in contrapposizione la melodia con il testo: da un lato sonorità allegre, dall’altro parole nostalgiche cariche di malinconia. Com’è nata domenica?

Tom – Direi che domenica è nata un po’ così, spontanea, durante una sera tra settimana, non ricordo il giorno preciso, ma sicuramente non domenica. Suonai quella progressione di accordi, così di getto, mi sentivo nostalgico di qualcosa. Morla capì, scrisse subito le parole giuste, senza indugi. Il resto venne in sala prove, terminammo la ricetta lì, nella nostra caverna. Che figo, un po’ come fanno i grandi!

“Dimmi dove andiamo a finire così,

se mi trascini solo quando vuoi,

nei miei silenzi ad occhi aperti”

Non notate un parallelismo tra la musica e la persona a cui vi rivolgete in domenica? Avete mai pensato a questa analogia?

Morla – Si, è assolutamente voluta. Volevo trovare un modo diverso per descrivere uno stato emozionale in cui cado spesso. Trasformare la nostalgia in una ragazza è stata la chiave di tutto. Il cercarla, il non volerla, in alcuni momenti, la fa sembrare come una storia d’amore.

Ad esempio nel testo la vorrei accanto a me di sabato, giorno per antonomasia di discoteche o feste notturne. Situazioni dove non mi trovo molto a mio agio, preferirei volarmene via.

 La produzione è di Luca Vicini (Subsonica). Come nasce questa collaborazione e cosa vi portate nel vostro bagaglio dopo aver lavorato con il membro di una band così rilevante nel panorama italiano attuale?

Fede – Facciamo un passo indietro nel tempo: è il 2021, siamo ancora nella pandemia e io sono chiuso in casa, in quarantena e con una tesi di laurea in psicologia da scrivere.

Di tanto in tanto, mi distraggo ascoltando musica, registrando demo per la mia band e leggendo news sui miei artisti preferiti. Mi imbatto in un post su Google: “È appena uscito Viaggio al Centro del Basso, l’ultimo libro del bassista dei Subsonica!”. Qualcosa mi fa pensare “mmh, cavolo, non ho mai letto un suo libro, forse sarebbe il momento di farlo!”

Il mio subconscio aveva ragione. Da quel libro ho appreso, oltre a consigli utilissimi sull’approccio al mio strumento, anche il fatto che Luca Vicini sta anche dedicandosi alla produzione musicale di altri artisti. Decido di inviargli alcune delle nostre demo, e da lì è partita la nostra collaborazione.

Domenica è il singolo che segue io, Modigliani e animali. C’è un fil rouge che unisce i tre brani?

Fede – Sicuramente a livello musicale c’è, o meglio, stiamo lavorando affinché ci sia, una continuità di genere (pop misto a funk e soul) e di suono (grazie al contributo del nostro produttore, Luca Vicini).

I testi però sono molto diversi tra loro, pur avendo in comune quel misto di nostalgia e spensieratezza tipici dei testi di Morla, uno strano impasto di sentimenti contrastanti che è difficile da definire e che infatti io tendo a chiamare “morlezza” o “morledine”.

Quali progetti avete per il futuro? 

Tom – Abbiamo tante idee in testa. Dobbiamo solo ordinarle. Certo è che vorremmo concludere questo percorso con un EP, racchiudere questi nostri brani lì dentro, così da chiudere un cerchio. Stiamo lavorando per la conclusione di altri brani. 

L’anno nuovo vorremmo fosse un cambiamento per noi, un nuovo inizio. Ci sentiamo cresciuti e con idee nuove. Vorremmo anche portare la nostra musica davanti alle persone ancor più di come lo stiamo facendo adesso, magari uscire dai confini.

Buona musica, SAFARĀ!

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