Proclamata dall’assemblea generale dell’ONU nel 1993, è stata scelta questa data per celebrare il coraggio e la volontà di alcuni giornalisti africani che il 3 maggio 1991 si riunirono nella capitale della Namibia per promuovere la libertà dei media ed elaborarono la dichiarazione di Windhoek, volta a difendere il diritto di esprimere liberamente le opinioni ed avere accesso alle fonti di informazione. Il fine di questa giornata è quindi quello di sostenere la libertà di espressione e tutelare tutti i giornalisti che svolgendo il proprio lavoro testimoniano ciò che accade nel mondo. In Italia, questa libertà è tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, il quale stabilisce che ogni individuo ha il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero servendosi di qualsiasi mezzo di diffusione e che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni e cesure. Nonostante questo, però, sono tantissime le vittime cadute nel vortice della repressione e della censura: la libertà di stampa è, infatti, un diritto a rischio nel mondo, messo in pericolo e minacciato dai vari interessi politici, economici e religiosi, e dalle stesse autorità che reputano le verità dei giornalisti verità troppo scomode per essere raccontate. Anche internet è ormai caduto a tutti gli effetti nelle grinfie della censura. Sebbene inizialmente fosse stato festeggiato come zona protetta, la quale favoriva la libertà d’informazione e condivisione e nella quale si erano rifugiati molti giornalisti censurati dai media tradizionali, dopo una prima illusione è stato chiaro che il web sarebbe diventato uno strumento di controllo ancora più sofisticato. Questa giornata è perciò diventata anche un modo per riflettere su questa realtà, sul perché questo diritto fondamentale ancora oggi troppo spesso venga negato e per ricordare tutte quelle persone che ne sono state private e ne sono diventate vittime.
In questo senso il fiocco giallo è diventato simbolo internazionale di vicinanza nei confronti dei reporter in pericolo e delle loro famiglie. Nel nuovo rapporto di Reporters sans Frontieres, un’organizzazione fondata nel 1985 che ha come scopo la difesa della libertà di stampa e che ogni anno pubblica una classifica che comprende tutti i paesi del mondo, l’Italia è quest’anno passata dalla 77esima posizione, in cui si trovava nel 2016 (dietro perfino al Burkina Faso e al Botswana), alla 52esima, guadagnando quindi ben 25 posizioni. Resta comunque nella zona problematica e dai dati raccolti dall’organizzazione risulta che nel nostro Paese la professione giornalistica non è ancora immune da intimidazioni, provocazioni e minacce, cosicché i giornalisti si sentono messi sotto pressione dalle autorità e scelgono sempre più spesso di autocensurarsi, o addirittura, in alcuni casi estremi, hanno bisogno della protezione della polizia 24 ore su 24. Inoltre secondo il Report “i giornalisti in maggiore difficoltà in Italia sono quelli che fanno inchieste su corruzione e crimine organizzato”. “La nostra libertà dipende dalla libertà di stampa, ed essa non può essere limitata senza che vada perduta.” Thomas Jefferson