La trafila per partecipare ad una trasmissione televisiva è abbastanza burocratica, anche a causa della pandemia, ma non intendo raccontare gli inevitabili intoppi (ci riescono bene quelli bravi della tivù del dolore del mattino, di metà pomeriggio e del dopo cena). Intendo tuttavia portare la mia personale testimonianza a sostegno dei programmi disimpegnati ma garbati, curati, divertenti e al contempo interessanti. La struttura di “Cash or Trash” si basa sul format originale tedesco Bares für Rares, durante ogni episodio cinque concorrenti offrono un oggetto da vendere, stimato dal famoso consulente e banditore di aste Alessandro Rosa. Una volta terminata la valutazione, il venditore si reca dai cinque mercanti, che visionano l’oggetto in vendita facendosi illustrare il bene oggetto dell’asta che, tra offerte e rilanci, si concluderà con la decisione del concorrente se accettare l’ultima offerta proposta o riportare a casa il proprio oggetto.

Ho partecipato qualche settimana fa alla registrazione di una puntata del programma tivù su Canale Nove “Cash or Trash – Chi offre di più?”, condotto da Paolo Conticini. A dire il vero non sapevo nulla della trasmissione, perchè non prediligo i format. Una serie di circostanze mi ha convinta a partecipare con un oggetto donato all’Associazione di volontariato che presiedo, un vaso cinese stile Canton grosso esagerato.
Ma come funziona la registrazione del programma? Ci si presenta alle 8 del mattino del giorno prestabilito negli studi di via Mecenate a Milano, che è un po’ la cittadella della televisione: si fa il tampone, e appena l’infermiera dà l’okay si espleta un po’ di burocrazia, autorizzazioni, firme e quant’altro. Si consegna l’oggetto da vendere ad una persona dello staff e si parla con altri ‘colleghi’ ed altro personale dello studio, tutte persone giovani ed estremamente gentili e disponibili che cercano di mettere a proprio agio chi, come me, non è certo abituato ai ritmi delle registrazioni. Per una partecipazione di pochi minuti, occorre una giornata: ogni concorrente deve ‘girare’ la passeggiata in esterna e in interno, fare le interviste, confrontarsi con il consulente e poi con i mercanti. Io mi preoccupo del rossetto, perchè ovviamente come tutti indosso la mascherina fin quando la telecamera non inizia le riprese e quindi in modo scherzoso la troupe mi ricorda che devo apparire ‘rossettata’. Non c’è sala trucco e pertanto siamo tutti naturali.

Vengo microfonata per l’incontro di valutazione con l’implacabile ma sorridente Alessandro Rosa: il ‘mio’ vaso ha una stima bassa, ma resto fiduciosa, lo staff mi suggerisce di giocarmela. Il conduttore, l’affascinante e gentilissimo Paolo Conticini, ha un lampo nello sguardo quando gli dico da dove vengo: siamo toscani a Milano. Gli lascerò un coffret di cialde di Montecatini, meritatissime. Con altri concorrenti si riesce a fare due chiacchiere, c’è chi viene per vil denaro, altri perchè hanno una storia da raccontare insieme all’oggetto presentato. Tutti quanti teniamo presente che si tratta di un gioco, anche se qualcuno è un po’ tentato di prendersi sul serio. Chi commercia in mercatini o fa collezionismo ha sicuramente un approccio diverso dal mio, che sono salita fino a Milano per mollare il vaso e far conoscere la mia Associazione. Il pubblico di “Cash or Trash” si attesta su uno share di circa 260.000 spettatori, numero più che dignitoso considerando la fascia oraria difficile, il pre-serale delle 19,15 dove imperversano i giochini penosi, con conduttori autonominati simpatici e indispensabili. Ho scoperto che molta gente segue questa trasmissione che gioca con le aste, perchè intrigano le cose proposte sempre diverse, le loro storie e le storie spesso intuite di chi le porta. Mettendo da parte la venalità, alla fine è il confronto tra le parti che coinvolge. I mercanti sono esperti e professionali, ma l’approccio un po’ scherzoso alla fine travolge tutti, chi più chi meno. Il mio vaso cinese è stato acquistato da Ada Egidio, che spero presto di incontrare a Roma per visitare la sua “Collezionando Gallery”. L’ho sentita aperta e disponibile e sono stata contenta che il vaso sia stato comprato da lei. Con gli altri mercanti Giano Del Bufalo, Gino Bosa, Roberta Tagliavini, Stefano D’Onghia, dà effervescenza al programma. In tutto questo, pur parlando di denaro e di interessi e perchè no?, di sentimenti, in “Cash or Trash” non ci sono tragedie, litigi, discussioni, sovrapposizione voci, critici d’arte isterici e ripetitivi come dischi rotti, non c’è vivaddio politica. Un sogno, un’oasi, un programma televisivo così, che ha meritato la seconda stagione e merita ascolti maggiori: cerchiamo di eliminare la televisione dei raccattati, dei raccomandati, degli incompetenti con grande audience. L’interazione tra personaggi pubblici e/o famosi e la gente qualunque come la sottoscritta, può portare ad una tivù di qualità se sostenuta da un pizzico di eleganza e di classe, da toni pacati e divertiti, dal rispetto del giuoco delle parti.

Io non mi sono sentita celebre per cinque minuti, ma mi sono divertita molto anche quando un ragazzo dello staff mi ha detto che ero la concorrente più simpatica che avesse conosciuto. Magari lo ha detto a tutti, ma io l’ho sentito sincero. Vale la pena guardare questo tipo di trasmissioni, perchè giovano fortemente alla salute e perchè il carpe diem è filosofia di vita: il giorno dopo aver registrato il programma, la Russia ha invaso l’Ucraina e forse oggi avrei rinunciato a partecipare. Se vi viene voglia di saperne di più, guardate l’episodio 8 della stagione 2 su https://nove.tv/programmi-nove/cash-or-trash-chi-offre-di-pi/