Recensione teatrale di Diamine! Spettacolo teatrale con Maria Cassi, mito indiscusso ormai da anni a livello planetario del teatro che affonda le sue radici nel terreno fiorentino.

Teatro e musica, binomio che ritroviamo anche nella versione snob e un po’ fané dell’insuperabile personaggio di Gianluca Gori, ormai osannato anche dal pubblico di bocca buona sanremese, ma non è mia intenzione fare paragoni, beninteso. Maria Cassi è un’artista nata, lo si percepisce anche senza conoscere la sua biografia ed il suo percorso artistico, affermatosi a livello internazionale. L’ho ‘sentita’ a suo agio nel piccolo ma grazioso “Comunale” di Lamporecchio, sul palco del quale lei ha dedicato pure un piccolo divertente omaggio all’eccellenza paesana, ovvero sia il brigidino. Diamine!, è uno spettacolo che non si racconta, direi che è proprio vietato, va goduto a teatro, comodamente assisi nella vellutata poltrona, sia pure con la museruola Ffp2 al volto. Le risate, sia pur attutite dalla mascherina, deflagrano comunque insieme ai numerosi applausi che intervallano l’atto unico dalla platea di Lamporecchio, composta da famiglie, ragazzi, bambini oltre alle solite carampane come la sottoscritta. Al pubblico, e non perchè pagante ma perchè sincero, Maria Cassi ed i suoi impareggiabili musicisti offre una performànce (leggere così com’è) artistica di livello, alto livello anche nei siparietti che solo noi toscani possiamo apprezzare davvero fino in fondo: siamo noi del resto a calcare quel palcoscenico con le parolacce che danno enfasi e quelle riflessioni sentite milioni di volte.

Lamporecchio non è Parigi e neanche Los Angeles, dove Maria Cassi si è esibita con successo: e allora? Il successo non ha passaporto e neanche confini e il teatro, rammentato con passione amorevole dalla ‘mattatora’ è vita, vita pura. Diamine! è una produzione della Compagnia Maria Cassi e Teatro del Sale di Firenze, un atto unico che prende spunto dal Carnevale degli Animali del maestro Camille Saint-Saëns. La musica è la protagonista principale, anche quando sommessamente accompagna i numerosi momenti di comicità assoluta (son sincera, quella che più mi garba perchè più affine al mio ‘sentire’). Si colgono attimi intensi di ottima qualità jazz, dolci e finalmente dissacrati ritorni al passato della musica italiana pop(olare). Il leggìo, ahimè abusato nel teatro attuale per declamare anzichè recitare, diventa mero trascurabile oggetto di scena che va e viene, da cui viene estratta la biografia di SonSons (per facilitare la pronuncia) e la lista degli animali, che Maria Cassi rielabora con estro non solo comico: limitarla a questo sarebbe financo offensivo, mentre questo filo conduttore è squisitamente, sentitamente profondo, soprattutto nel sottotesto. Diamine! è uno spettacolo solo divertente se si rimane solo in superficie, ma rivela un sapiente studio che amalgama con garbo musica ed umana esistenza e gli animali diventano azzeccata metafora: la tartaruga, le galline, il cigno siamo noi, per questo ridiamo come se ci si guardasse allo specchio. La notevole bravura dei musicisti, Leonardo Brizzi al pianoforte e Nino Pellegrini al contrabbasso, si mescola a quella artistica dell’attrice Maria Cassi, chè definirla attrice e basta pare riduttivo.

La sua performance fa tornare in mente il miglior Paolo Poli, il miglior Jacques Tati, quei clowns divertentristi della più genuina tradizione circense. Attenzione però: lei non imita e non si ispira, come una spugna di mare assorbe e rielabora in modo tutto suo, originale, fiorentino (si pole dire?) che poi sarebbe internazionale come gli Uffizi, come del resto è la vera ‘lingua’ del palcoscenico. I versacci, le boccacce (il bis da solo vale uno spettacolo, con quella lingua penzoloni e quel parlare così somigliante all’eloquio di certi personaggioni della trash-tv), sono il risultato di impegno costante e laborioso sul corpo e non solo (chi fa pratiche di meditazione e conosce il gibberish capirà). Mi spiace non averla vista prima dal vivo, cara la mia Maria Cassi, mi spiace che non esista più il cinema-teatro Kursaal di Montecatini Terme che avrebbe potuto degnamente accoglierla con maggiori spettatori: i grandi attori della politica locale hanno preferito sostituirlo con desolanti agorà per i balordi del sabato sera e un comodo parcheggio sotterraneo. Nel futuro cercherò di rimediare (e intanto c’infilo un labronico budello di tu’ ma’).