Cultura

Drusilla Foer, ovvero il senso della sua presenza Sanremo

drusilla foer
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Scritto da Cinzia Silvestri

Non c’ha creduto il direttore artistico de noantri Amedeo Umberto Rita Sebastiani, trasformato dalla modulazione di frequenza in Amadeus, accompagnato nella kermesse canora della città del casinò e dei fiori dalla gentil consorte fin sul palco e ancora non ci si spiega perchè: no, non c’ha creduto davvero, fino in fondo, al personaggio Drusilla Foer. Ma Gianluca Gori ci credeva nel suo personaggio, che evoca le performances di Paolo Poli, le passerelle di Carmen Dell’Orefice (senza mai cadere nella trivialità di Platinette, lontano da lei anni luce).

 Drusilla Foer

Ci credeva nel personaggio con pose che rammentano ora Gloria Swanson, ora Marlene Dietrich e che non nascondono il maschio che interpreta en travesti la donna imaginifica, affascinante, ironica, che mette pure un po’ in soggezione, apparentemente algida. Volendo essere moderni, pure stronza, come lo sono certe donne toscane specie se di ceto altolocato. Un personaggio che si porta dietro anni di gavetta, non solo artistica, una figura di nicchia da godersi in teatro: buio in sala, un pianoforte in scena e un occhio di bue, altrimenti conosciuto come luce seguipersone. C’est tout. Il social, certi video divertenti in cui Drusilla Foer ci ha mostrato la sua quotidianità di signora con le fisime che combatte con Ornella, domestica non addomesticata, hanno fatto deflagrare il suo personaggio spingendolo al grande pubblico.

Io spero fortemente che il grande pubblico, Sanremo e Amadeus non me la sciupino, l’adorata Drusilla Foer che canta come una dea, balla come Zizi Jeanmaire e recita sul palco e nella vita. No, Gianluca Gori state pur certi che nella vita non recita, lo dimostra efficacemente Drusilla Foer, colei che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare. Perciò tutte le disquisizioni ridicole sul fatto che sia un uomo sono destinate a sparire. Da donna mi verrebbe da aggiungere: peccato che sia un uomo ma, si sa, nessuno è perfetto, caso mai è unico. Mentre infatti il rieletto presidente Mattarella sottolineava l’importanza della dignità, a poche ore di distanza Drusilla Foer invitava all’ascolto (che sovente presuppone al silenzio) e all’unicità.

 Drusilla Foer

Certo, il monologo la Rai glielo ha fatto dire all’una di notte, perchè prima lo share esigeva le apparenti buffonate con Zorro e i baffetti, le frecciate all’aquila di Ligonchio, che ancora non si comprende – visto che si piglia tanto sul serio da essere stata pure europarlamentare – perchè non si metta a riposo dopo tutti i fasti del passato, non solo musicali. Anche al direttore artistico sono arrivate le frecciate, ma buona parte del pubblico le ha fraintese ed io almeno ho percepito che Drusilla Foer non scherzava quando si rivolgeva al direttore di Rai Uno Coletta: Arlecchino si confessò burlando. Se qualcuno se lo fosse perso, vada a rivedersi il monologo dell’una di notte su RaiPlay e poi rifletta su tante cose. Anche sul perchè Michele Bravi ha omaggiato Drusilla Foer di un complimento affatto scontato “Con te vince la meritocrazia”. Così, in diretta, tra una puntata con Francesca Romana Rivelli in arte Ornella Muti, altro reperto archeologico, e un’altra con Lorena Cesarini, romana de Roma che insieme all’autore di Gomorra, hanno rappresentato il côté cosiddetto impegnato, quello che spinge parecchi telespettatori a fare zapping e preferire gli spot pubblicitari.

C’è una parte di pubblico che non comprende il personaggio Drusilla Foer e non è solo quella che vota il Senatore baciapile col papillon: è quella che si sfoga sui social e nei bar e ne ragiona ‘della Drusilla’ chiamandola solo per nome, in senso un po’ dispregiativo, come se c’avesse confidenza e quindi fosse autorizzata a farlo,, sentendosi in diritto di azzardare giudizi. Se sono scontati quelli di apprezzamento, quelli malevoli e maligni sottintendono qualcosa che dice molto sulla nostra società e sui pericoli che corre, rivelandosi retrograda ma soprattutto ignorante. Ed è curioso constatare che negli anni ’60, non senza difficoltà beninteso, Paolo Poli (a cui Drusilla Foer si ispira manifestamente, forse anche per le comuni origini toscane) era presente in tivù, anche quella dei ragazzi, senza provocare tanta ipocrita pruderie. Or bene, siore e siori, entrate entrate! Più gente entra, più bestie si vedono, si diceva una volta all’ingresso del circo. Ergo, se non siete in grado di apprezzare chi si offre sul palcoscenico con onestà intellettuale e bravura indiscussa, potete girare canale e godervi la postina Maria e la portinaia Barbara, con tutto il carico di morbosità e pregiudizio che si portano dietro. Oppure limitatevi a ricordarvi Ornella Muti nei film da cassetta di una vita fa: è vero, lei non è un uomo come Drusilla Foer, ma non è neanche un modello femminile da ammirare (ha pure le gambe foppapedretti tipo le mie).

Spero che Drusilla Foer non venga fagogitata dal successo, spero che Gianluca Gori glielo sappia gestire e centellinare e spero anche che non scriva più libri, perchè scrivere (ammesso che non abbia un ghost writer) non è nelle sue corde. Ed ora, dopo tanto parlare…

Tentiamo insieme l’atto più rivoluzionario, il più grande che si possa fare al giorno d’oggi: l’ascolto

(cit. Drusilla Foer).

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