Cultura

Buon viaggio, Maria Luisa Ceciarelli

monica vitti
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Scritto da Cinzia Silvestri

I coccodrilli su di lei erano pronti da tempo, più o meno da una ventina d’anni, tanto è stato il tempo trascorso, lontana da tutto e da tutti, della signora Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti.

monica vitti

In tutti questi anni l’attrice non era stata dimenticata e all’ultimo Festival di Venezia è stato dato un tributo alla sua carriera con il docu-film “Vitti d’arte, vitti d’amore”. Ho rivisto Monica Vitti ieri sera in uno speciale della Rai su Tito Stagno, il giornalista scomparso proprio il 1. febbraio: lei era in studio accanto a Michelangelo Antonioni, di cui è stata compagna e musa, nella trasmissione storica dello sbarco umano sulla Luna. Parevano un po’ due pesci fuor d’acqua, come del resto il poeta Alfonso Gatto presente con loro. La televisione di un tempo era diversa, pensavo tra me e me, c’era addirittura un sottofondo di musica jazz. Nei giorni di Natale l’avevo rivista accanto a Eduardo nella commedia “Il Cilindro”; di certo una brava attrice, ma nulla a che vedere con Monica Vitti sul set.

Il cinema era la sua dimensione fin dall’inizio ed è curioso che la sua carriera sia partita con l’impegno dell’incomunicabilità di Antonioni in un crescendo rossiniano che l’ha vista interprete di commedie più o meno leggere, ma mai banali, mai prive di contenuto, con grandi registi e grandi attori al suo fianco. Con la bellezza che si ritrovava avrebbe ben potuto diventare famosa senza talento, perchè era bellissima: uno sguardo profondo e un po’ perso, tipico di chi è miope, un corpo sinuoso e gambe strepitose. Eppoi la biondità dei suoi capelli, sempre schiaffeggiati dal vento, morbidi e di certo mai fermati con la lacca-fissa-morbido-morbido.

monica vitti

La sua bellezza fuori dai canoni classici delle colleghe degli anni ‘60 e ‘70 le consentiva di indossare in maniera un po’ sprecisa e disordinata abiti e gioielli come se li avesse pescati dall’armadio all’ultimo momento, dando forza alla sua personalità dirompente sulla scena (le interviste rivelavano invece una donna timida, riservata, a tratti introversa).

Oggi è morta Maria Luisa Ceciarelli, in verità, perchè Monica Vitti se n’era andata da almeno una ventina d’anni a causa di una grave malattia e bene ha fatto il marito Roberto Russo a proteggerla in tutti questi anni e a tutelarla dall’inevitabile curiosità morbosa di media e opinione pubblica. Succede quando si è molto amati (oddio, anche quando si è detestati, ma non era certo il suo caso).

Nei coccodrilli dei giornalisti quelli veri troverete tutte le tappe della sua carriera artistica, costellata di successi meritatissimi. Ha recitato in oltre cinquanta film, ottenendo riconoscimenti speciali, David di Donatello, Nastri d’Argento, un Leone d’oro alla carriera a Venezia, un Orso d’argento alla Berlinale, eccetera eccetera eccetera. Ha recitato tutte le donne possibili ed immaginabili, credo sia stata l’attrice più ‘menata’ del cinema italiano, prendendo sberle da Giancarlo Giannini, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi. La sua vis comica è stata direttamente proporzionale a quella drammatica, del resto se non si è bravi a far ridere significa che bravi attori non si è. Ha avuto il privilegio di fare film con il meglio del cinema italiano: dopo Antonioni, ha girato pellicole con registi del calibro di Mario Monicelli, Ettore Scola, Dino Risi , Luciano Salce, Nanni Loy, Luigi Comencini. La sua bellezza assoluta e fuor dai canoni in abbinamento con la sua comicità squisitamente al femminile, specchio di noi donne, uscì allo scoperto col mio film del cuore, “La ragazza con la pistola” di Monicelli, uscito nel 1968. Chi non avesse visto questo filmettino, all’apparenza una commedia leggera, scoprirà uno spaccato dell’Italia di quei giorni. In quel film nascose i suoi capelli biondi in una scura treccia sicula che rappresentava il malinteso senso dell’onore, così stridente e ridicolo in quell’epoca caratterizzata dalla beat generation. Monica Vitti ha dato molto anche alla televisione italiana, con le partecipazioni ai varietà televisivi dove spoilerava, così si direbbe oggi, i suoi ultimi film ma soprattutto rivelava ad libitum la sua vis comica, peraltro già pronosticata dal suo maestro di Accademia Sergio Tofano. Solo lei poteva cantare, tra il serio e il faceto: “Io non capisco la gente che non ci piacciono i crauti…”

monica vitti

Monica Vitti è stata l’universo femmimile, compresa me: quando tanti anni fa provai a recitare in teatro (amatoriale) “Ti ho sposato per allegria”, che lei interpretò al cinema con Giorgio Albertazzi, mi resi conto di quanto fosse difficile essere in parte, compenetrarsi in un personaggio, ma soprattutto renderlo credibile alla platea. Lei lo ha fatto con apparente disinvoltura, ma dietro le sue interpretazioni, oltre all’innato, inarrivabile talento naturale, c’erano impegno, professionalità, studio serio e costante, una continua voglia di sperimentare e cimentarsi in ruoli sempre diversi e mai banali. La bravura di un’attrice consiste nel recitare senza che il pubblico se ne renda conto e lei sapeva offrire i suoi personaggi con naturalezza, senza orpelli e fronzoli. Non ha fatto mai pesare l’impegno dei ruoli diretta da Antonioni e ha dato dignità a particine in film che forse altre Monica, belle e altere, avrebbero sdegnosamente rifiutato. Vidi il film girato dal marito Roberto Russo “Flirt”, dove lei recitava: pur premiato, non mi convinse, ma la colonna sonora restò per me indimenticabile, oggi il testo de “La donna cannone” mi sembra pure profetico. Buon viaggio, Maria Luisa Ceciarelli, è arrivato il momento di raggiungere Monica Vitti, che ti ha preceduta, con i suoi capelli al vento, un fiore in bocca, le gambe lunghe all’infinito.

Dissolvenza

Cinzia Silvestri
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