Decidere di spaziare con la fantasia e trovare modi alternativi per girare il mondo non a tutti piace, a me emoziona tantissimo. Adesso vi racconto la mia esperienza: girare la Corsica… su una bicicletta da città. Era l’estate del 2018 e con il mio fido cavaliere, in sella alle nostre biciclette alle ore cinque di mattina di un luglio afoso siamo partiti dalla mia regione… la Toscana!Il piano sarebbe stato arrivare fino a Montecatini Terme pedalando per poi prendere il treno (con i vari cambi) fino a Livorno e giungere al porto.
Si sa… a volte è meglio programmare il meno possibile.
La nostra, infatti, era una vacanza che di programmato aveva soltanto la prima notte, il resto era avventura. Era esplorazione, evasione.
Nessun mezzo tranne le nostre gambe sopra i pedali che spingevano biciclette cariche di vestiti, tenda e sacchi a pelo. Avevamo deciso di prendere ciò che veniva, senza prefissarci niente. Poche aspettative ma tante speranze. Avevamo deciso di girare la Corsica… su una bicicletta da città!
Il caso volle che il 22 luglio fosse indetto uno sciopero treni in tutta la penisola. Okay, niente panico: il mezzo lo avevamo e la strada la conoscevamo!
E così alle ore 14:30 ci siamo imbarcati. Il mare era un po’ agitato ma il sole scaldava talmente tanto la pelle che sono riuscita ad addormentarmi sdraiata sul pavimento celeste del ponte. Qualche ora più tardi eravamo a Bastia. Avevamo prenotato l’albergo non molto lontano dal porto, volevamo riposarci per i giorni a venire: la città era affollata, caotica, piena di salite e discese.
I colori di Bastia ricordano i porti tipici del sud Italia e anche il profumo di cibo che galleggia per le strade strette.
Il campeggio “U’casone”, dove abbiamo trovato posto, questa volta era dotato anche di piscina, posizionato un po’ più lontano dalla cittadella (circa 5 km) ma immerso nel verde, nei pini e nella rugiada.
GIORNO 3
Abbiamo pedalato per tutta la mattina, la strada cominciava a salire parecchio, per questo poco sopra Favone, abbiamo deciso di fermarci dopo aver visto l’insegna di un campeggio. Il camping “Mozziconicchio” è stato uno dei posti dove siamo stati accolti meglio.
Saranno state le origini sarde della famiglia che lo gestiva, l’italiano che parlavano a menadito, il panorama che potevamo ammirare uscendo dalla tenda, il tramonto a bordo piscina e la cena a soli 20€ nel ristorante interno… sarà stato il karaoke, le canzoni francesi stonate, cantate da una scolaresca, sarà stata la pelle che iniziava a bruciarmi e la vitamina D che entrava in circolo… ma il ricordo che ha lasciato in me è fortissimo.
GIORNO 4
Il giorno apocalittico. Il più faticoso e imprevedibile… 55 km percorsi con una ruota completamente a terra. Si è forata poco dopo la partenza della mattina, nonostante i nostri cambi di camera d’aria e i rattoppi con il mastice. Dopo pochi metri eravamo punto e a capo per ben tre volte!
Esausti abbiamo intuito che potesse essere rimasto qualcosa dentro il copertone. I dieci minuti seguenti, con gli occhi incrociati dalla stanchezza e dal sudore sono riuscita a trovare “l’intruso”… un minuscolo pezzo di ferro! Problema risolto, bici come nuova e Pianotolli-Caldarello davanti a noi!
Eravamo fieri di noi stessi, avevano superato la parte più a sud dell’isola. Il campeggio “Le damíer” era circondato da alberi verdi e terra secca, nell’entroterra. Un luogo essenziale e “simpatico” vicino a una spiaggia solitaria, libera… da veri amanti del mare.
L’acqua in questo punto luccica, si sa, nel sud della Corsica fino a risalire la costa francese, l’acqua è degna di nota e salata al punto da disinfettare l’anima e lavar via le paure.
GIORNO 6
Dopo lo stop di un’intera giornata dedicato al riposo, il 28 luglio alle ore 11:30 eravamo a Bonifacio: “il mio posto casa”. Me lo sentivo addosso, comodo, confortante e confortevole.
Abbiamo soggiornato tre giorni nel campeggio “L’aranguina”, in pieno centro città. Le spiagge qui sono bellissime, devi perderti per trovare la vera magia; le calette da cartolina le abbiamo trovate camminando per qualche ora per uno sterrato ripido tra i boschi. E’ affascinante calpestare quelle pietre sapendo che sono l’antica via percorsa dai Corsi prima delle strade che vediamo oggi.
La spiaggia chiusa tra delle piccole alture si chiama “paraguá”. La città vecchia, il fulcro del turismo, è un’impero costruito sopra a una roccia.
Fa uno strano effetto vedere la voragine che separa il mare dalle costruzioni antiche circondate da enormi formazioni calcaree che si innalzano maestose dall’acqua al cielo. Si arriva alle porte della città e si ha l’impressione di entrare dentro ad un castello dell’antico medioevo. Poi, ci si trova improvvisamente davanti a locali di vario genere. Cibo, musica, colori e luci: tutto qui trasmette calore, giovialità, energia!
L’ultima sera a Bonifacio è stata malinconica. In campeggio c’era una strana tranquillità. In sottofondo motori di auto, cicale che cantano il loro inno dell’estate e voci stonate di campeggiatori, un piacevole rumore di piatti sbattuti. Sembrava di essere in una piccola città in miniatura, poliglotta. Le lingue erano tante e si fondevano l’una con l’altra. Principalmente c’era il francese ma poi anche il tedesco, l’italiano e l’inglese… un misto di parole, usi e costumi. Questo è… Girare la Corsica… su una bicicletta da città!
GIORNO 10
Alle 15:30 eravamo a Porto vecchio, ultima tappa del nostro “tour de France.”
Il campeggio “Martorana” è vicino alla città. Piscina e relax. Fuori spiagge rinomate e conosciute, mare incantevole e rena bianca. Molto turistiche e quindi affollate.
GIORNO 13
La partenza è stata imminente, all’alba, al porto. Giorni che sono volati per 300 km percorsi pedalando.
Faccio fatica a ricordare nitidamente ogni singolo istante ma nel mio naso rimane l’odore, al tatto nelle mie mani sento tutto ciò che ho stretto… posso ancora sentire le gocce di sudore sul volto e vedo ogni paesaggio attraverso i miei occhi.