Cultura

Le parole e la scrittura curano

Le parole e la scrittura curano
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Le parole hanno un valore molto importante a tal punto da poter generare un carico emotivo consistente, possedendo la capacità di penetrare nel corpo e raggiungere la nostra più profonda intimità. Le parole e la scrittura curano!

Se queste parole vengono pronunciate da una persona cara (per esempio dal nostro partner, dai nostri familiari e così via)  possono ferire aprendo delle cicatrici che a volte possono essere difficili da rimarginare.

I cinesi paragonano le parole all’acqua che, una volta versata, non può essere più raccolta, dando importanza a quel incessante attimo di paura che passa tra l’impulso e l’espressione. 

Le parole e la scrittura curano

Durante la vita a chiunque sarà capitato di subire parole negative, inappropriate e imbarazzanti: alcune di loro si sedimentano dentro di noi, provocando tristezza e frustrazione, mentre delle altre le lasciamo scorrere.

Ognuno di noi possiede la sua modalità comunicativa che ha costruito nel corso della sua vita. Inoltre ogni persona ha sviluppato un tono di voce e delle espressioni caratteristiche in grado di trasmettere all’altro le proprie emozioni.

Perfino il nostro corpo è in grado di inviare dei segnali a chi ci guarda. Ma, nella maggior parte dei casi, non tutti possiedono gli strumenti opportuni per mostrare accoglienza, interesse e vicinanza emotiva. Quindi dobbiamo essere preparati nel riconoscere e gestire le parole che non ci rispettano e che ci possono far male.

Le parole e la scrittura curano

Come sostenuto da C. Rogers:

L’incapacità dell’uomo di comunicare è il risultato della sua incapacità di ascoltare davvero ciò che viene detto”

Siamo abituati in questo mondo talmente ad ascoltare gli altri che non abbiamo più “tempo” per ascoltare noi stessi.

Avere una buona comunicazione con se stessi è una delle cose più importanti: se siamo capaci di stimolare un dialogo con noi stessi e siamo in grado di saperci amare, di conseguenza siamo anche propensi a donare amore alle persone che ci sono affianco.

Capita di ripetere dentro di noi parole e pensieri negativi, che ci fanno sentire non adatti, non in grado, non adeguati, che ci fanno sentire in colpa.

Spesso succede che nella stanza di terapia stimoli il paziente ad individuare delle parole-amorevoli, che siano in grado di dargli una nuova prospettiva valorizzando aspetti di sé che sono stati trascurati per anni. In questo mondo si cerca di non rincorrere sempre troppo quello che non abbiamo ancora fatto, quello che non siamo stati in grado di essere ma di apprezzare maggiormente ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi, secondo le nostre possibilità: le nostre qualità e risorse.

Quand’è l’ultima volta che ti sei guardata/o allo specchio per dirti che sei bell/o, che ti apprezzi per quello che sei?

Quando in stanza finalmente il paziente riesce a donarsi delle parole gentili, si sorprende e, rimanendo in silenzio, inizia a riflettere da solo. In realtà intuisco subito cosa sta accadendo: sta riflettendo sul non aver bisogno di quelle espressioni,  le aveva sottovalutate, non ne era abituato, forse non le aveva mai ricevute e di conseguenza non era pratico nel donarsi dei pensieri positivi.

Ma ci sono svariati modi e modalità per stimolare un dialogo interno: uno di questi è senz’altro la scrittura, che ci può favorire in questo processo. La scrittura da sempre rappresenta il veicolo attraverso il quale riusciamo a riprodurre ed esprimere le nostre emozioni.

Le parole e la scrittura curano

Mentre scriviamo ci rappresentiamo, ricostruiamo con calma le impronte della nostra vita, di quello che abbiamo vissuto, come uno spettatore esterno afferriamo nelle mani le nostre emozioni e le esperienze che abbiamo attraversato. Esploriamo a piedi nudi le città, le  strade, le viuzze della nostra vita, percepiamo i nostri sbagli, le nostre scelte, i nostri bisogni e può capitare di raffigurarci diversamente da “quelli” di una volta.

Quando ci raccontiamo ci sentiamo meglio, è come se il solo raccontare si trasformasse in liberazione e ricongiungimento.

Il racconto di una vita necessita di responsabilità, incontro, coraggio, carico emotivo ma sappiamo bene che parlare di sé produce un’enorme utilità, permette a chi scrive di sentirsi il protagonista principale, cosa che invece viene meno nella vita reale dove a volte ci si obbliga a sentirci comparse o semplicemente degli spettatori.

Penelope per esempio nell’Odissea disfaceva la tela ogni notte per rimandare l’incontro con il futuro, nella speranza che i ricordi potessero salvarla. Questa speranza, per quello che poteva accadere, era per lei un continuo costruire e distruggere un continuo senza fine presente.

Cosa significa questo?

Che quando ci dedichiamo alla scrittura possiamo andare alla ricerca del nostro passato, di come stiamo vivendo il nostro presente e di come immaginiamo il nostro futuro.  Lo scrivere ci permette di ricomporre i frammenti, o di riannodare i fili, di una storia già scritta nelle sue parti essenziali.

Le parole e la scrittura curano

Le parole e la scrittura curano

Se ricordo chi fui, diverso mi vedo, e il passato è il presente della memoria. Chi sono stato è qualcuno che amo, ma soltanto nei sogni.. Nulla se non l’istante mi riconosce. Nulla il mio stesso ricordo, e sento che chi sono e chi sono stato sono sogni differenti.

Fernando Pessoa

Diventare psicoterapeuta è sempre stato il mio sogno, realizzato. adoro le storie personali, amo ascoltare le emozioni che le persone mi donano e vedere come queste possano trasformarsi negli anni grazie al percorso terapeutico.  Con gli anni ho visto con i miei occhi i cambiamenti delle persone e questo non fa altro che alimentare, giorno dopo giorno, la passione per la professione.

Se ti va di condividere la tua storia o i tuoi pensieri e le tue parole puoi scrivermi, io ti aspetto.

Puoi scrivermi sul mio sito: https://anastasiapellicciapsicologa.it/

Anastasia Pelliccia

Di seguito il video di Giulia sull’argomento!

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