Chi si cela dietro la maschera del celeberrimo Ragionier Ugo Fantozzi? Chi era Paolo Villaggio davvero? L’uomo, l’amico, il padre… È questa domanda che dà inizio all’intervista a Elisabetta Villaggio, figlia del noto attore, che con il suo libro “Fantozzi dietro le quinte” ha voluto proprio scrivere una sorta di memoria storica, al di là di quello che si può vedere nei film e leggere nelle interviste sul web.

Quella che segue è una semplice ed esclusiva intervista che, nella sua nostalgica e affascinante semplicità ripercorre alcuni punti e spunti con riferimento ai perché della sua pubblicazione.
Alla domanda “perché” Elisabetta risponde: «Ho voluto con il mio libro raccontare la storia dell’uomo, vedere la sua vita da un punto di vista più intimo e personale. Ho voluto ricostruire la sua storia di “uomo qualunque”, normale prima di diventare il personaggio famoso. Aldilà di quello che è stato scritto e detto di lui, ho raccolto contenuti, anche attraverso interviste a chi lavorava con lui. Ho ascoltato il cast artistico, il cast tecnico, la sua controfigura stessa, la sua sarta… Con il mio libro ho voluto raccontare la genesi di Fantozzi, quindi le scene più iconiche, dove sono state girate, e quali sono state le eventuali difficoltà per poterle realizzare!».
Il libro “Fantozzi dietro le Quinte” è stato presentato il 26 maggio al PalaRound di San Felice sul Panaro, un appuntamento che ha anticipato l’evento “Villaggio Fantozzi“, che si è svolto il lo scorso primo ottobre. Una manifestazione dedicata completamente al celeberrimo Ragioniere e del quale UAU è stato media partner ufficiale, tributo che ci ha resi orgogliosi di questo coinvolgimento. È indubbio, e lo dimostra l’affluenza inaspettata all’evento (oltre 11mila presenze in un solo giorno), Fantozzi è ancora oggi uno dei personaggi iconici del cinema e della letteratura più celebri e amati di sempre. Questo nonostante i cliché, di cui lui ne è trasposizione cinematografica esasperata, dolce e amara, ma che non ci rappresentano più, o perlomeno non rappresentano più il nostro modo di vivere e di decodificare la realtà e la società. Eppure il personaggio che Villaggio interpretava ha un richiamo davvero enorme: quando un’opera teatrale o cinematografica, e con essa i suoi personaggi, diventa e diventano eterni, a mio avviso significa che colui che li ha concepiti era una persona dotata di quel quid pluris che va oltre l’uomo comune. Questo genere di persone hanno una sensibilità diversa e speciale, a volte si utilizza il termine genialità per descrivere questa “inclinazione”. Aggiungo che chi ha idee, e ne è anche interprete impersonificando esse stesse mettendoci la faccia tocca livelli altissimi.


Elisabetta è un amante del Ragioniere Ugo Fantozzi?
«Ugo Fantozzi per me rappresenta un personaggio inventato da mio padre quindi fa parte del suo lavoro. Mi è simpatico ma ad essere onesta mi fa più ridere oggi che allora. Quando ho scritto ‘Fantozzi dietro le quinte’ mi sono rivista tutti i suoi film, mi sono riletta tutti i libri… beh, devo dire che mi hanno divertito e fatto ridere più adesso di un tempo!»

La maggior parte considera Paolo Villaggio un genio e assieme a De Andrè si ritiene abbia scritto una parte di storia, di cultura e di musica Italiana. E lo credo anche io. Ci parli di questa amicizia.
«L’amicizia tra mio padre e Fabrizio è cosa antica. Si frequentarono nonostane mio padre avesse un po’ di anni in più. Si conobbero da piccoli perché le famiglie si conoscevano, avevano fatto delle vacanze insieme. Poi, per la differenza di età, che da bambini può essere importante, si sono ritrovati a Genova. Legarono tanto perchè entrambi si sentivano due pesci fuor d’acqua: giovani ma non ragazzini, con molte incertezze e similitudini. Entrambi sentivano forte il confronto con i propri fratelli che erano bravi, seri e studiosi, già affermati nel lavoro. Loro due non sapevano bene chi sarebbero stati, cioè in realtà sentivano che avrebbero voluto fare qualcosa, che poi sono riusciti a fare, uno con la musica, l’atro con lo spettacolo. Erano convinti che il loro mondo sarebbe stato quello dello spettacolo ma all’epoca non avevano piena certezza di cosa sarebbe stato dei loro desideri; non avevano la sicurezza se il loro era soltanto un divertimento o sarebbe potuto poi diventare un lavoro. Ma che dire… hanno lasciato un bel segno! Tutti e due direi!»

La scrittura è un processo catartico: per lei scrivere questo libro è stato anche questo? Chi ha contribuito alla buona riuscita del progetto, alla sua stesura: una sinergia condivisa oppure un lavoro intimo e personale?
«Il libro l’ho scritto di mio pugno, ci ho pensato da sola. Sicuramente hanno contribuito alla riuscita del progetto le persone che ho intervistato via via e che facevano parte della sua vita. »

E adesso una domanda con cui concludere questa chiacchierata… noi la chiamiamo domanda UAU: qual era il film preferito di suo padre?
«Il film preferito di mio padre era i 7 samurai di Kurosawa, lo vedeva di continuo. Aveva la cassetta VHS e quando non riusciva a dormire lo metteva nel cuore della notte. Addirittura ogni tanto lo metteva e ne vedeva e rivedeva alcuni pezzi!»