Da molto tempo non vedevo un film coinvolgente come Joker di Todd Philips (regista che non conoscevo). Bello bello bello: chi lo liquida dicendo che sia violento è un marziano, un alieno, uno che vive in un mondo parallelo tutto suo. Un mondo estraneo, direi pericoloso perché chi esclude la violenza cinematografica tuttavia accettando quella somministrata dai media, violenza reale e vissuta, rischia un fraintendimento clamoroso.
La violenza gratuita della tv manda messaggi devianti che incitano a una maggiore violenza, gratuita, stupida, immotivata. In Joker la violenza è il risultato di un bisogno d’amore estremo, di un’esistenza carica di soprusi fin dall’infanzia. Non voglio raccontare la trama, posso solo anticipare che il film è impeccabile e con omaggi ad altri film importanti riconoscibilissimi. La colonna sonora è strepitosa, un viaggio nel tempo.

La recitazione di Joaquin Phoenix è una poesia di gesti, danza, mimo, che mi hanno rammentato l’indimenticabile Lindsay Kemp: è un attore col fuoco dell’arte scenica che sorte da ogni poro della pelle. il doppiaggio è di un formidabile Adriano Giannini, figlio di cotanto padre Giancarlo. Purtroppo il film è vietato ai minori di 14 anni: io son dell’idea che si dovrebbe proibire la visione del tiggì ed obbligare la visione tipo cineforum agli studenti di un film del genere. Ambientato in una tetra Gotham, così perversamente somigliante alle nostre città di oggi, con la spazzatura dappertutto (metafora direi piuttosto esplicita) e le scritte vandaliche, che qualcuno si ostina a spacciare per street art, anch’esse in ogni dove, sui muri, sulla metro, sgorbi della solitudine e del degrado. Altro non posso dire perchè si sciupa la suspence, ma vi invito a non fermarvi superficialmente alla violenza delle scene ma a cogliere il messaggio forte, ineludibile che arriva attraverso il personaggio principale.

Gotham sono le nostre città anche in pieno giorno, fuori del cinema c’era un gruppo di bimbetti annoiati che bestemmiavano e inveivano, uno chiamando ripetutamente il padre al telefono (che non rispondeva), mentre una macchina sfrecciava sgommando stupidamente. In più, nelle nostre odierne Gotham la gente cammina guardando il cellulare, alienata e spenta dentro il vestito della festa. Anche nelle nostre odierne Gotham i marciapiedi sono sudici, con i sacchi di immondizia come si vede nel film (non scordiamoci Roma). Chi è il pazzo oggi? Chi decide che lo sia? Ma non è invece pazza una società violenta, corrotta, ipocrita, che toglie la dignità al genere umano (nella pellicola l’accusa all’establishment politico, sociale e mediatico si sente, eccome). Provo pena per il critico del Fatto Quotidiano, che si definisce filosofo della politica che ha fatto una recensione zeppa di riferimenti, qualcuno azzeccato ma nel complesso assolutamente fuorviante intesa a squalificare un film che invece merita eccome il plauso del pubblico e anche della critica: forse gli conviene recensire i video di Beppe Grillo, dura meno fatica perché ha da anni stessa mimica, stesse parole e tanta inutile violenza verbale per motivare continui cambi di rotta.

La maschera di Joker, che è qualcosa di più di un Paperino ferocemente incazzato, è la nostra, perché sentiamo di non appartiene nella mostruosa normalità d‘oggigiorno. Alla fine non è nemmeno una maschera, ma il manifesto esplicito, rivoluzionario del bisogno d’amore dell’umanità. Alla rivoluzione non siam più avvezzi.
Cinzia Silvestri per UAU CULT