Cultura

Luoghi dell’odio: perché visitarli?

luoghi dell'odio, fate l'amore
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Scritto da Alice Lavoratti

Parola di travel blogger: i luoghi dell’odio sono posti che vanno assolutamente visitati per capire quanto la storia dell’uomo sia piena di segnali che dovrebbero aiutarci a migliorare, a diventare un mondo in pace, senza conflitti né violenze verbali o psicologiche. Vediamo insieme cosa sono e perché visitarli con Dimitri Lepore, travel blogger per ticonsigliounviaggio.it

Cosa sono i Luoghi dell’odio?

Sono posti in cui si sono svolti fatti storici truci. Paesi o aree in cui è ancora possibile sentire e vedere quanto l’odio, la violenza e la cattiveria umana abbiamo nuociuto ad altri uomini e all’ambiente.

Un esempio tra tutti Auschwitz. Con Dimitri oggi parleremo proprio di questo. Vediamo l’impressione di un travel blogger su una tipologia di viaggio che molto spesso è considerata solo per le gite scolastiche.

Vedere con i propri occhi quanto un regime totalitarista abbia distrutto la vita e la vivibilità di quei luoghi aiuta ad aumentare la riflessione. Oggi l’odio viene dimostrato su internet, tramite i social network. Ci si nasconde dietro ad uno schermo e ad una tastiera e si riversa contro chi s’invidia o non si tollera frustrazioni del caso.

Quali luoghi dell’odio visitare e perchè?

“Ce ne sono tanti. Sono tutti da vedere, per motivi diversi.” Parola di travel blogger. Abbiamo chiesto un’opinione in merito ad un amante dei viaggi perché ci interessa mettere in luce la mancanza d’interesse verso il valore storico che possono avere questi posti.

“Ho visitato alcuni dei cosidetti “luoghi dell’odio” – spiega Dimitri. Nello specifico ne includo tre. I motivi per cui ho deciso di visitarli sono in parte simili. Sto parlando di Auschwitz, l’ex manicomio di Maggiano (LU) e del parco della Pace di Hiroshima.”

Tre posti molto diversi tra loro, ma sopratutto distanti tra di loro. Tre posti in cui però, come ci dice anche Dimitri, è un’esperienza andare per lo stesso motivo.

“Per quanto riguarda Auschwitz ed Hiroshima ho deciso di includerli nei tour che ho fatto in Polonia e Giappone perché è mia consuetudine dedicare alcune giornate di viaggio a momenti di cultura, o di riflessione come in questi 2 casi. Per quanto riguarda Maggiano era tanto tempo che volevo visitarlo – vivo a poche decine di km. Ho deciso di farlo in una giornata della memoria di qualche anno fa.”

I luoghi dell’odio per la memoria di ognuno di noi

Dimitri ci parla di memoria. Una riflessione profonda che deve rimanere nella nostra mente e diventare cultura. Un pensiero che deve maturare nella nostra mente per far sì che non si ripetano gli errori del passato.

Parliamo di Auschwitz. Il primo impatto che si prova visitando il campo di concentramento polacco è l’incredulità. Non si riesce a capire come sia potuto succedere. All’inizio, notando la celebre torretta ed i binari tramite i quali arrivavano migliaia di deportati, mi sono sentito fiero di aver onorato tutte quelle vittime, visitando in silenzio il luogo dove erano morte. È un luogo che ognuno di noi dovrebbe vedere prima o poi.”

luoghi dell'odio auschwitz

Uno tra tutti i luoghi dell’odio che possiamo citare è il campo di concentramento di Auschwitz, dove Dimitri Lepore è stato durante una sua visita in Polonia

Un’esperienza che a pelle lascia sensazioni davvero impermeabili. E con il tempo? Cosa cambia? “In seguito mi ha preso lo sgomento e la tristezza nel vedere ad esempio, letteralmente, montagne di oggetti quotidiani come occhiali o scarpe. Venivano tolti ai prigionieri e va bene che si sa che sono stati milioni, ma solo con un parametro di paragone visivo ci si rende conto che le vittime che hanno dovuto subire indicibili sofferenze sono state veramente un numero enorme.”

I numeri che leggiamo sui libri non rendono mai merito a ciò che realmente è stata la storia. Poter vedere ciò che è stato, com’è stato, anche solo immaginare il disagio e il dolore di quelle persone mette cuore e mente in una condizione di instabilità e ci fa pensare a quanto spesso dimentichiamo che siamo fortunati.

“Altra cosa che mi ha sorpreso è stata la vastità del campo. Nella mia mente mi ero raffigurato dimensioni di uno o 2 campi di calcio. Quando però sali sulla torretta quello che vedi è che si estende oltre la linea dell’orizzonte. Centinaia di misere capanne di legno dove i “deportati” venivano costretti a “vivere”. È veramente immenso, questa è la cosa che mi ha colpito di più.”

I deportati di Auschwitz, non solo ebrei

“Spesso ci si dimentica che Auschwitz – come del resto gli altri campi di concentramento – non ha racchiuso al suo interno solo ebrei, ma anche omosessuali, rom, dissidenti, malati di mente, ogni tipo di “diverso”. Su questo mi collego alla mia visita a Maggiano, dove ho avuto modo di rendermi conto più da vicino del significato di internato.

In Italia, quella dei manicomi e dei luoghi di reclusione dei “malati di mente” sono un tema che tutt’oggi è sentito e trattato con distacco. Maggiano è un posto dove queste persone venivano chiuse fuori dal mondo esterno.

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Foto di repertorio di un interno di manicomio del dopo guerra. Posti che ad oggi sono abbandonati e poco visitati

Nemmeno i parenti avevano la possibilità o la volontà di stare con loro. Avevano meno diritti dei carcerati e dei criminali. Solo perché magari non erano del tutto lucidi mentalmente. Chi ci ha guidato nella visita – spiega Dimitri – ci ha spiegato che solo una parte minore di casi si poteva definire effettivamente malato. Molti avevano solo qualche piccolo squilibrio o problema, magari curabile con un po’ di sostegno ed aiuto vero, e non con medicine di dubbia efficacia o addirittura con l’elettro shock.”

Cosa ti ha colpito di più di questo posto?

Vuoi davvero saperlo? Beh, che all’interno di questo posto era prevista una parte per bambini. Molti di questi, circa il 90%, non era nemmeno malato. Spesso erano solo un po’ più vivaci. Alcuni erano internati, per sempre, solo perché erano frutto di un’unione illegittima o perché erano di colore. Pensate un bambino anche molto piccolo, figlio di una ragazza madre, ma perfettamente sano e “normale”, internato per tutta la vita e costretto a vivere circondato da “medici o infermieri” per sempre! Nessun contatto esterno!”

La storia di Maggiano risale al dopoguerra, quindi un periodo in cui la società aveva affrontato tempi bui e in cui si sperava le persone avessero acquisito una maggiore apertura mentale visto tutto ciò che era accaduto. Purtroppo, come al giorno d’oggi, l’uomo impara poco dalla sua storia.

Hiroshima. Il posto in cui ti chiedi: Perché?

Anche qui la sensazione principale è l’incredulità.  Ti chiedi “perché si è dovuti arrivare a tanto? Come si è anche solo potuto pensare di usare un’arma di così indicibile potenza per fare del male ad altri uomini. Gli oggetti rinvenuti in questa città devastata dalla bomba fanno capire a mala pena in che situazione si siano trovati i superstiti nei momenti successivi all’esplosione. La campana della pace, che ho voluto suonare per rendere omaggio alle vittime, è un luogo toccante, ti fa venire quasi le lacrime.”

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Una foto del disastro di Hiroshima. Solo da qualche decennio hanno ricominciato a crescere i ciliegi

Dimitri mi racconta che per lui è stato difficile scattare foto in questi luoghi. “A differenza di altri posti, qui non avevo quasi voglia di documentare. Ero sicuro che i ricordi di queste visite mi sarebbero rimasti impressi nella memoria. Consiglio di vederli tutti e tre, specialmente Maggiano o altri ex manicomi presenti in Italia, che magari sono facilmente raggiungibili.”

E anche se Auschwitz ed Hiroshima sono sicuramente due luoghi dell’odio che vanno visti almeno una volta nella vita, una cosa importante è ricordare che l’odio è sempre in mezzo a noi purtroppo. In un periodo come questo, in cui l’Italia sta soffrendo tanto, forse più di altri Paesi, visitare i luoghi dell’odio vicino a noi ha una valenza sociale importante. 

 

A presto, Alis

Se te li sei persi

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