Protagonista della rubrica UAU Music di oggi è Adelasia, classe 1995, cantautrice di Lucca ma adottata dalla scena romana.
E: Iniziamo parlando del nome del tuo progetto, che coincide con il tuo. Di origine germanica, significa nobile. Tanto ricco di significato, quanto impegnativo. Perchè hai scelto di mantenere questo nome? Pensi che identifichi bene il tuo progetto?
A: Ti confesso che il mio nome – Adelasia – non mi è mai piaciuto, da adolescente avrei preferito chiamarmi come tutte le altre ragazze e non con un nome così “da nonna” (ride, ndr). È un po’ quella tendenza a vedere il bello solo negli altri e mai in te stessa, il famoso “giardino del vicino che è sempre più verde”. Così negli anni ho preferito farmi chiamare dai miei amici Dada. Poi lo scorso anno i ragazzi dell’etichetta Sbaglio Dischi mi hanno proposto il progetto e così ci siamo trovati ad affrontare la scelta del nome: a me sarebbe piaciuto molto Dada, lo sento così pop, così frizzante, così fresco. In realtà poi, confrontandoci, mi hanno fatta riflettere sulla bellezza e sull’originalità di Adelasia.
E: Come nasce il tuo progetto? Quando hai capito che volevi fare questo nella vita?
A: La musica è sempre stata una mia passione, mi è sempre piaciuto cantare e suonare la chitarra. Non ho mai pensato di farlo come mestiere, finché non ho conosciuto i ragazzi dell’etichetta Sbaglio Dischi. Mi hanno sentita cantare e hanno voluto ascoltare altri miei pezzi, tra cui Umido. Da quel momento mi sono letteralmente “buttata” in questo progetto, seguendo ciò che mi faceva star bene lavorando sul disco, che è uscito il 9 Ottobre e si intitola 2021.
E: Il titolo 2021 non fa riferimento all’anno che verrà, bensì è il numero del civico della tua casa natale. Così ci porti per mano nel tuo passato.
A: Sì, 2021 è un numero lunghissimo. Io dico sempre di abitare al duemilaventuno e mi fa sorridere perchè è strano da pronunciare, ma amo quella casa e le ho voluto dedicare il mio album.
E: Una delle canzoni del disco è Controcorrente. Andrò molto cauta con l’analogia che sto per fare, perché scomodare le colonne del cantautorato italiano non è mai semplice. Il grande Fabrizio De Andrè in Smisurata Preghiera cantava Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria […] come inno alle minoranze, a chi va controcorrente e non segue le convenzioni. Quella direzione ostinata e contraria è un po’ la stessa tendenza controcorrente di cui parli nel tuo testo: racconti di un’Adelasia che pensa diversamente, che non si confonde spesso con la gente e che si sente differente. Qual è l’esigenza con cui è nata questa canzone?
A: Il grande De Andrè aveva un intento molto più filosofico ed ampio del mio. Il mio riflettore è puntato più su me stessa, sul mio sentirmi controcorrente in piccole cose della vita di ogni giorno. Controcorrente è nata in un momento di grande negatività, in cui ero circondata da persone che non permettevano che io riuscissi a credere in me. La paura di rimanere immobile, di non avere prospettive future e di fallire è il primo passo per bloccarsi. Con Controcorrente ho voluto proprio iniziare un moto di rivoluzione nei confronti di questa passività, spronandomi a perseguire la mia passione, il mio obiettivo. Siamo noi stessi i fautori del nostro futuro.
Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
da Smisurata Preghiera, F. De Andrè
E: La tua scrittura risulta intima e terapeutica, quasi come una sorta di diario personale. In modo puro e genuino, lasci che la musica parli della tua adolescenza, di quella tipica insoddisfazione, delle relazioni tossiche, delle insicurezze. Come nascono i tuoi testi?
A: Nascono proprio dai miei diari, dove scrivo le sensazioni che vivo ogni giorno, le immagini che mi vengono in mente. Ad esempio una volta pensai hai i denti così belli, è un peccato che tu non rida mai che poi è diventata poi la frase di una mia canzone, Camera Mia. Credo che il punto di forza del progetto stia proprio il fatto che non ci sia una sovrastruttura: essendo emergente il pubblico non ha aspettative fisse su di me, per cui posso “permettermi” di scrivere quello che sento.
E: Un’altra canzone del tuo album è Meglio Soli. Un titolo che sembra banale se si pensa al famoso proverbio Meglio soli che male accompagnati, ma che in realtà è tutto fuorché banale. Ti confermi introspettiva, riflessiva e autentica. Come è nato questo brano?
A: Beh, diciamocelo. Meglio soli, no?! Mi piacerebbe combattere l’idea (insita anche dentro di me) che si debba sempre condividere momenti, esperienze, viaggi e concerti necessariamente in compagnia. Meglio Soli è questo, un inno alla sana solitudine, contro le presenze tossiche.

E: Il brano che chiude il tuo album è Valerio. Il testo racconta un evento che non tutti ricordano o, forse, che non tutti sanno.
A: Valerio nasce passeggiando a Montesacro, un quartiere di Roma. Leggo una scritta rossa sul muro, “Valerio Vive” e mi incuriosisco. Proprio come canto nel brano, cerco su Google il significato e me ne appassiono, chiedendomi perchè non ne ho mai saputo niente. Valerio Verbano era un giovane ragazzo di 19 anni, attivista militante di sinistra. Al di là del colore politico, destra o sinistra che sia, mi ha colpito molto la storia di questo ragazzo che è stato assassinato un giorno tornando dall’università.
E: Cosa pensi dei talent? X-Factor, Amici, Sanremo Giovani… credi che possano realmente essere un trampolino di lancio oppure solo uno strumento per consolidare una carriera artistica già avviata? Vedremo in futuro Adelasia come una concorrente di un programma televisivo?
A: Credo che i talent possano riunire entrambi gli aspetti, in quanto hanno un forte potere sull’industria musicale, dando estrema visibilità ai propri partecipanti. Visibilità per me stra-meritata: ci vuole molto coraggio a presentarsi ai Casting, ad essere esposti al giudizio del pubblico televisivo, a mettersi in gioco di fronte ai giudici. Io oggi non mi sento pronta dal punto di vista tecnico, ma sono convinta che per un artista possa essere una grande opportunità.
E: Tu invece che in televisione, ti esibisci sui social. Condividi spesso sui tuoi canali dei brani in acustico, cover chitarra e voce, pezzi inediti. Quanto contano secondo te i Social Network nella diffusione della musica oggi?
A: I Social stanno iniziando a valere quasi più della musica stessa. È fondamentale essere presenti anche su Instagram e Facebook per costruire una community che si appassioni alla tua musica. Inoltre l’industria musicale oggi si regola in base al numero di followers per decretare chi ha più possibilità in questo mondo e questo è un meccanismo strano. Ma tra svantaggi e vantaggi, è comunque una dimensione presente e fondamentale, soprattutto in un momento difficile come questo, in cui non possiamo esibirci live.
E: A proposito di Live, quanta voglia hai di esibirti sul palco?
A: Ho il desiderio di andare a un concerto di qualcun altro, di cantare a squarciagola sotto il palco senza pensieri con i miei amici, più che esibirmi io stessa. Mi manca proprio la dimensione sociale di quella normalità.
E: Adelasia lo scorso anno hai avuto l’occasione di aprire il concerto di Nada a Lucca, nella tua città di origine. Quanta soddisfazione ed emozione hai provato?
A: Che te lo dico a fà?! La prima reazione è stata di panico, più per il fatto di ritrovarmi di fronte ai miei concittadini, ai miei insegnanti del liceo, agli amici storici. Ma poi è stata un’emozione unica, indescrivibile.
E: A proposito di Lucca, quanto ti ha stimolato a livello artistico trasferirti da una piccola-media città a una realtà così grande come Roma?
A: A Lucca non ho mai provato a fare musica come ora, magari le cose avrebbero preso la stessa piega, non so. Arrivando a Roma però ho iniziato a conoscere tanti musicisti, tanti cantautori, tanti addetti ai lavori dietro le quinte del mondo della musica. Vedere le persone intorno a me che si impegnavano in ciò in cui credevano ha stimolato molto la mia passione e così ho pensato perchè non farlo anch’io?

Grazie Adelasia, buona musica!
A cura di Elena Barbati