UAU Music, la rubrica dedicata ai giovani artisti emergenti, ospita oggi un cantautore toscano: Antonio Ciulla, in arte Ciulla. In questa intervista racconta passato, presente e futuro del suo progetto artistico.
Ciao Ciulla, benvenuto su UAU Magazine. Ci racconti i tuoi esordi?
La mia storia con la musica ha origini lontane, ho iniziato ad entrare in questo mondo più o meno a dodici anni. Era il periodo delle medie, facevo avanti e indietro nel vialetto di casa di mia nonna e nella mia testa prendevano vita i testi delle canzoni. Poi alle superiori, nel 2010, ho formato la band Violacida, un gruppo per me molto importante. Abbiamo ottenuto grandi soddisfazioni insieme, tra cui aver pubblicato due dischi e aver condiviso il palco con Brunori SAS, Appino e Siberia. Nel 2017 poi ho deciso di dar sfogo a un mio antico desiderio, quello di intraprendere una carriera da solista. Ho iniziato a scrivere dei testi non più in ottica di band, ma solo per me, senza alcun limite.
Da quel momento ha preso vita il tuo primo album da solista, Canzoni dal quarto piano. Immagino che, come spesso accade nei progetti iniziali, ci siano state grandi difficoltà, ma anche tante soddisfazioni. Quali sono stati i vantaggi e gli svantaggi di essere l’unico protagonista del progetto?
Il vantaggio principale è stato non doversi più confrontare con altri nelle scelte da prendere: mi sono sentito libero come mai mi ero sentito prima. I contro invece sono tanti, a partire da quello economico. Inoltre è come se avessi ricominciato da zero, senza etichetta, solo con la mia voglia di fare musica. Così ho iniziato a registrare Canzoni dal quarto piano insieme solo al mio produttore Fabio Grande. Lo abbiamo registrato tra il 2017 e il 2018, anche se poi è uscito nel 2019 perchè ho lavorato molto per renderlo completo e delineato.
Hai aperto i concerti di artisti come Canova, Galeffi, Fulminacci. Hai un aneddoto che vorresti (e puoi) raccontarci?
Beh, i momenti più belli non sono descrivibili. Ricordo però con piacere quando sono stato chiamato per salire sul palco prima della band Canova a Pisa. Nel pomeriggio i Canova avevano condiviso nelle loro stories di Instagram un mio brano per presentarmi al loro pubblico. Pensavo che nessuno mi conoscesse, ma quando sono salito sul palco mi hanno riconosciuto e festeggiato tutti.
Il 28 luglio 2020 è uscito un tuo singolo che, a mio avviso, rappresenta Ciulla più di altri, Mamma ho perso lo stereo. Ancora una volta la musica si conferma lo strumento più potente ed efficace per raccontarsi.
Sì, assolutamente. In Mamma ho perso lo stereo racconto il mio vissuto senza mezzi termini, dal divorzio dei miei genitori al trasferimento da una provincia a un’altra, dalla maturità alle crisi di panico nel mezzo della notte. Mi descrivo talmente tanto che ogni volta che lo canto mi emoziono, perchè ripercorre tutta la mia vita fino ad oggi.
Mamma ho perso lo stereo è anche servito come apripista per un progetto che io definirei straordinario. Straordinario per la sua riuscita, ma soprattutto per il senso letterale di questo termine: extra ordinario, fuori dall’ordinario, fuori dal comune. Il 31 luglio esce infatti Album dei Ricordi, nato da note vocali del tuo pubblico. Ti va di parlarcene?
Sì è stato davvero incredibile. Avevo chiesto ai ragazzi di Costello’s e al mio manager Antonio Bollettino di trovare una manovra promozionale per accompagnare l’uscita del mio singolo. A Simone di Costello’s è nata l’idea di sfruttare le mie “fantomatiche” capacità musicali (ride, ndr) e di provare a musicare racconti di amici. Piano piano parlandone, quest’idea è diventata una call to action: così ho chiesto ai miei followers e ad alcuni amici di inviarmi un messaggio vocale in cui raccontavano un episodio della loro infanzia. Per dieci giorni consecutivi ho musicato i loro ricordi, come fosse un audiolibro. Il risultato è stato un album di venti tracce, un esperimento “pop” per alcuni punti di vista, ma che va oltre questo concetto.
C’è una nota vocale tra quelle ricevute che ti ha emozionato più di altre e che hai voluto assolutamente inserire nell’album?
Sì, quando ho sentito il messaggio di Maru Barucco, cantautrice siciliana, ho avuto i brividi. Infatti è la traccia che ho lasciato più pura, con poca musica, ho lasciato che fosse il messaggio stesso ad emozionare. Si intitola La cosa più normale del mondo e racconta della scoperta dell’identità sessuale di Maru, di come l’abbia vissuta e di come la famiglia non l’abbia mai ostacolata, ma sempre supportata, a differenza dei compagni di classe. Ogni volta che la riascolto, mi rendo conto veramente della bellezza del progetto.
Da questo progetto si evince che tu abbia un rapporto solido con il tuo pubblico, followers o fans che si vogliano chiamare. A questo contribuiscono i social, che spesso sono mezzi di comunicazione molto efficaci per creare una community. Qual è il tuo rapporto con Instagram e Facebook?
È un rapporto davvero difficile per me. Preferirei un mondo senza social, ma dal momento che esistono provo a sfruttarli al meglio. Cerco di non essere frivolo, ma di condividere post sinceri e genuini. Per quanto riguarda la mia comunicazione social non è mai lasciata al caso, c’è una programmazione per dare al progetto un’entità visiva coerente.
A questo proposito anche il tuo ultimo singolo ha seguito questa linea: per annunciare l’uscita di Irreversibile hai pubblicato i volti di tre persone scrivendoci “questa persona non esiste”. Nel video della canzone scopriamo poi che sono persone sconosciute, i cui volti sono realizzati tramite l’intelligenza artificiale NVIDIA.
Sì, il video svela il segreto di quei post. L’idea originale è stata di Giulia Trasacco, che ha pensato di introdurre l’animazione di moltissimi volti di persone che non esistono (generate da https://www.thispersondoesnotexist.com/, un sito Web che utilizza Intelligenza Artificiale NVIDIA per creare continuamente foto realistiche di persone inesistenti).
Prossimamente salirai sul palco di Liberi Tutti, per un concerto fruibile da tutti comodamente sul proprio divano. Cosa pensi dei concerti in Streaming?
Sicuramente è una buona escamotage, il concerto di Liberi Tutti sarà volto a sostenere i lavoratori dello spettacolo e per me è un piacere partecipare. In generale però credo che non possa sostituire la musica dal vivo, le emozioni e le sensazioni sopra e sotto il palco.
Concludiamo con quella che noi chiamiamo la domanda UAU: hai un sogno nel cassetto, un’esperienza che vorresti realizzare prima o poi?
Vorrei andare a Sanremo un giorno! Mi piacerebbe molto.
E noi incrociamo le dita per Ciulla, buona musica!

a cura di Elena Barbati