Intervista a Floridi per UAU Music: la nuova rubrica dedicata ai giovani artisti emergenti.
Ogni settimana all’interno di questo spazio intervistiamo cantautori, musicisti e produttori musicali con una passione nel cuore – la musica – e con tanta determinazione nel renderla centrale nel loro futuro.
L’obiettivo è ribaltare il cliché secondo cui i giovani di oggi non hanno sogni da inseguire, non lottano per il loro futuro e si crogiolano nella loro pigrizia, tra una puntata su Netflix e uno scroll su Instagram.
Il primo cantautore che abbiamo intervistato per inaugurare questo nuovo format è Luca Floridi, in arte Floridi.
E: Partiamo dal backstage, ti contatto dopo averti scoperto il 30 luglio a Pistoia Blues Around, in occasione del concerto del gruppo Eugenio in Via di Gioia. Ad aprire il loro Live c’eri proprio tu sul palco: tastiera, voce e tanta emozione.
F: Sì, è stata un’esperienza incredibile.
C’è stata l’occasione di poter aprire il loro concerto e l’ho subito colta al volo: inoltre era anche il giorno del mio compleanno e mi esibivo in una location a cui tengo particolarmente, nella piazza della mia città, (Piazza del Duomo a Pistoia, ndr) che mi ha accolto calorosamente.
Durante la canzone Magellano il pubblico ha acceso le luci dei telefoni e, come fossero accendini, ha illuminato tutta la piazza: in quel momento mi sono emozionato molto, è una sensazione che solo il Live riesce a trasmetterti.
E: Non hai aperto solo il concerto degli Eugenio in Via di Gioia, ma anche quello di Scarda a Settembre – Prato é Spettacolo e quello dei Generic Animal al Beat Festival. Quanto è importante la dimensione live per te?
F: In passato sono stato il cantante della Band Betterplace, con la quale sono salito su diversi palchi in Italia, per poi scioglierci. Dopodiché è nato il mio progetto personale, che per il pubblico è stata una novità.
Sicuramente le occasioni di esibirsi dal vivo sono opportunità per farmi conoscere e per promuovere la mia musica, oltre che per tastare il terreno in senso concreto, non rimanendo imprigionato nei numeri di Spotify.
Avevo in programma da febbraio 2020 un tour nelle grandi città, Milano, Bologna, Roma… ma purtroppo come tutti sappiamo l’emergenza sanitaria non ha permesso che questo si svolgesse.
Quest’estate sono comunque riuscito ad esibirmi dal vivo e ne sono felicissimo.

Beat Festival, agosto 2020
E: Insomma Floridi, il Live conta!
F: È sicuramente l’ambiente in cui mi sento più a mio agio.
Mi piace particolarmente vivermi tutte le sensazioni, del prima, durante e dopo lo spettacolo.
Il concerto è un grande ecosistema, composto dalla tensione dei giorni precedenti, dall’adrenalina degli attimi prima di salire sul palco e dal tanto atteso confronto con il pubblico.
Un pubblico che, se sei chiamato per un Opening Act, non è necessariamente lì per te e quindi è sempre molto stimolante vedere che tipo di relazione si instaura con esso: è una sfida, in primis con me stesso.
La musica è connessione, è empatia e non dovremmo rimanere incastrati nella logica di numeri e di statistiche di Spotify, che rischia di far perdere il rapporto con la realtà.
E: A proposito di Spotify, sulle piattaforme digitali di Streaming è possibile ascoltare il tuo ultimo album È solo un momento no , uscito l’11 settembre 2020. Contiene 8 brani in cui immaginazione e realtà si fondono, quasi in una dimensione onirica, magica.
F: Questo era proprio l’obiettivo dietro alla scrittura dell’album, anche se in realtà molto spesso i testi delle mie canzoni nascono di getto, tra carta e penna o note vocali sul cellulare.
Sono il frutto dell’esigenza che si fa sentire in seguito a una delusione, una mancanza, un senso di insoddisfazione, una situazione irrisolta: una serie di ingranaggi che non tornano, ma che poi fanno tornare una canzone.
L’album è stato prodotto nel corso di due anni e racconta perfettamente tutto questo percorso, partendo da Una notte ubriaca, che è un po’ l’incipit di tutto, fino ad arrivare a un pezzo malinconico come Magellano, che racchiude proprio questa dimensione sognante di cui parliamo.

Copertina dell’album “È solo un momento no”, realizzata da Ambra Parola
E: È solo un momento no è il titolo del tuo album, ma è anche una frase contenuta all’interno del brano Agosto. “Passerà questo agosto, passerà tra pensieri e bottiglie di vino”, cosa si nasconde dietro questo mood malinconico?
F: Agosto è una canzone nata per caso durante una serata trascorsa con un mio caro amico a Misano.
Lo scioglimento della band mi aveva fatto perdere un po’ la voglia di comporre, ma quella sera lui mi diede in mano una chitarra e spontaneamente nacque il testo di questa canzone.
Ed è proprio così che ha preso il via il mio nuovo progetto, perchè da quel momento ho recuperato l’entusiasmo e mi è tornata l’ispirazione.
È senza dubbio la canzone a cui sono più legato a livello affettivo proprio perchè ha segnato la mia ripartenza.

Playlist dell’album “È solo un momento no”
E: Nella tua musica si sente l’influenza del cantautorato italiano del passato. È realmente così? A chi ti ispiri?
F: È sicuramente una fonte di ispirazione, tanto rischiosa, quanto inevitabile visto l’interesse che da sempre nutro per i grandi cantautori italiani.
Un altro genere presente nel mio background è la musica d’oltremanica, di cui i miei genitori sono stati molto appassionati e con cui sono cresciuto.
Sono anche un curioso, mi piace ascoltare la musica nuova per capire gli ascolti del pubblico e spesso scopro artisti attraverso i consigli su Instagram.
E: A proposito di Instagram, com’è il rapporto tra la musica e il mondo dei social?
F: A me i social piacciono, non lo nego. Purtroppo però è possibile che subentrino paranoie mentali.
Finché gestisci il tuo account personale sei libero di poter postare la foto al mare, con il tuo cane oppure del piatto che cucini. Nel momento in cui però i canali Social sono correlati al tuo progetto artistico, la questione si complica e sarebbe necessario, a mio avviso, limitare a livello psicologico l’influenza del numero di likes o di visualizzazioni nella nostra vita.
Non è questo che determina l’importanza di un artista, anche se purtroppo capita che le majors guardino i numeri degli account Instagram e Facebook.
Farò un discorso da vecchio (ride, ndr), ma Lucio Dalla è diventato il grande Lucio Dalla dopo 4 album, i primi non ebbero molto successo. Se ci pensate è un paradosso: uno dei più grandi cantautori di sempre è riuscito ad affermarsi dopo molto tempo, mentre oggi se sbagli un singolo o se hai pochi followers, non vieni spinto abbastanza.
E: Willie Peyote in Mango canta “I cani hanno inventato l’Indie, quindi ora tutti lo fanno da cani, però se si svegliasse Battisti vi ucciderebbe con le proprie mani”. Ma cos’è l’Indie secondo te, Floridi?
F: Io definirei l’Indie come un Pop fatto da indipendenti: una scrittura diversa da quella idonea al mezzo radiofonico a cui eravamo abituati, in quanto disponibile su piattaforme libere come Spotify o SoundCloud e fruibile da chiunque.
L’artista Indie è colui che vuole esprimersi con la propria musica, che trova la strada giusta per descrivere liberamente ciò che lo interessa – fosse anche solo una scatola – e che si propone per mezzo di un sistema indipendente.
Questo oggi raramente avviene, dato che dietro a Spotify ci sono logiche di mercato in cui rientrano le majors.
E: Quindi Floridi rientra tra gli artisti Indie?
F: Sai, nella musica vieni inevitabilmente inserito all’interno di categorie e io rientro nelle playlist del genere Indie-Pop.
A mio avviso due dischi realmente Indie sono DIE di Iosonouncane e Aurora de I Cani: questo è l’Indie per me. Si tratta di pezzi con un minutaggio differente da quello radiofonico prestabilito (anche dieci minuti di brano) e con un sound incredibile, accattivante, volto solo ad esprimere la propria musica non rimanendo intrappolati in nessun genere predefinito.
E: Per concludere la nostra chiacchierata, ti pongo quella che noi chiamiamo la domanda UAU: hai un sogno nel cassetto, un’esperienza che vorrai fare prima o poi, anche se al momento ti sembra impossibile da realizzare?
F: Il mio sogno nel cassetto e l’esperienza che vorrei fare coincidono: mi piacerebbe fare un tour negli stadi. Sicuramente esibirsi su un palco del genere sarebbe un’esperienza indescrivibile e mi darebbe un’adrenalina incredibile.
È giusto rimanere con i piedi per terra, ma è sempre bello fantasticare sul futuro e provare a renderlo realtà: con un mio amico, probabilmente durante un momento di delirio in quarantena, abbiamo scommesso sulle date di un possibile tour, chissà…
E noi di UAU Magazine ci crediamo, Finger Crossed per FLORIDI!
Potete ascoltare Floridi su Spotify e scoprire cosa combina ogni giorno su Instagram e Facebook.
Buona Musica!
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