πάντα ῥεῖ, Panta Rei, tutto scorre. Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, sul palco del Pistoia Blues in Piazza del Duomo ieri sera ha portato questo: il tempo che scorre inesorabile, tra sonorità alternative e perfettamente intrecciate tra loro.

Un viaggio ipnotico che inizia con un silenzio tombale come a voler raccogliere la platea in un ambiente mistico e segreto.
Un viaggio – quello di Iosonouncane – che prosegue con sonorità elettroniche, arricchite dall’eco della voce di Jacopo e da un’armonia di rumori, melodie, riverberi, forme.
Sul palco, anche Bruno Germano (campionatori e synth) e Amedeo Perri (campionatori e synth). Insieme a Iosonouncane formano un trio coeso che, per riprendere l’incipit di questo articolo, permette che tutto intorno a loro scorra.

Difficile definire e circoscrivere il genere in un’unica etichetta – e probabilmente è lo stesso artista che non nutre il desiderio di farlo – in quanto si spazia dal rock sperimentale all’elettronica acustica, fino a raggiungere sonorità tribali e africane.
Le luci si integrano perfettamente nella performance artistica, assumendo un ruolo strumentale, così come la voce dell’artista sardo.
Al termine non ci sono bis e il pubblico non lo richiede: strano? No, perchè è appagato, pieno, arricchito e consapevole di ciò che ha sentito, meditato e percepito in un’ora e mezzo di buona musica.
Di buona musica sì, perché chiamarlo concerto sarebbe riduttivo.
