Luogo magico che irradia una luce avvolgente. Questo è la Fondazione ARKAD per chi la scopre per la prima volta. Un laboratorio di scultura di marmo (e non solo) dove ad accoglierci sono Nicolas Bertoux e Cynthia Sah, soci fondatori e artisti di fama internazionale che si sono raccontati per noi.
Nicolas Bertoux e Cynthia Sah perchè scegliere il marmo come materia prima per le vostre opere?
N: Il marmo ha una storia molto lunga e complessa che inizia dal cuore della montagna. Quando ammiro lo spettacolo delle Alpi Apuane, vedo alberi, roccia, colori disomogenei, sassi ma non il bianco del marmo che mi viene svelato al momento del taglio all’interno della cava. Il contorno grezzo della montagna che viene tagliato e da cui fuoriesce come sangue questa luce bianca è emozione. Assolutamente fantastica. Il marmo è un materiale ambiguo perchè in se conserva una valenza di femminilità nella delicatezza e fragilità della sua consistenza nel momento della sua lavorazione e una parte maschile che si collega al mondo dei cavatori e dell’estrazione nella sua forma grezza.
Quello che mi ha attirato del marmo è stato anche il momento in cui sono andato a visitare una cava. Mi trovo sulla cima della montagna. Se incontro il bel tempo, i raggi del sole battono sulla superficie bianca del marmo con dei bellissimi contrasti di colore. Per me la scultura si potrebbe già fermare al momento dell estrazione dall’emozione e dalla bellezza che mi trovo davanti tutte le volte. Per me la cava è un luogo di archeologia dove posso riconoscere vari periodi di escavazione leggendo i segni lasciati dai diversi strumenti usati nel tempo. Dall’epoca romana in cui il marmo veniva estratto con lo scalpellino a periodi più recenti fatti con la dinamite o tempi più vicini a noi usando il filo elicoidale creando tagli sinuosi come le onde della stoffa. La tecnologia si è evoluta arrivando alle macchine a controllo numerico che tagliavano il marmo come fossero zollette di zucchero fino ad oggi con il filo diamantato che sembra riprodurre le architetture dei quadri di Malevic.
C: Il primo incontro col marmo è stato a New York ma già da prima me ne ero innamorata. Quando lo lavoro posso andare avanti anche tutta la notte senza sentire la stanchezza, cosa che non mi capitava con la pittura o la ceramica. Trovo affascinante la sua durezza contrapposta alla sua morbidezza. Le venature del marmo sembrano dare linfa vitale alle forme semplici che compongono le mie opere. Sento che esiste una collaborazione fra quello che vedo in natura e quello che la natura del marmo mi dà per esprimere le mie emozioni. La forma che mi affascina è dentro la natura. Più che un museo o una galleria, è molto più interessante vedere come un artista lavora. Questo mi ha dato e continua a darmi tanta ricchezza. Vedere il lavoro di altri artisti. l processo di lavorazione è molto più interessante dell’opera finita. Questa è come una meditazione.

Cosa rappresenta il pensiero creativo? si limita all’ambito artistico o è rintracciabile in qualcosa di più ampio che ci definisce come essere umani?
N. All’interno del concetto di creatività esistono tre livelli ben distinti: la capacità di vedere, la capacità di analizzare e la capacità di fare. Devi essere capace di assorbire, di metabolizzare, di trasformare, di elaborare e essere in grado a sua volta di realizzare quello che la tua mente ha plasmato. Alcuni artisti hanno milioni di idee ma non sono capaci di tramutarle in qualcosa di tangibile.
L’irrazionalità ti permette di uscire dalla linea della logica e di trovare qualcosa di non scoperto. Nella creatività esiste e deve esserci una parte di razionalità. Spesso per realizzare una scultura partiamo da degli schizzi da cui poi il nostro cervello deve individuare quello che può essere veramente interessante per essere tramutato in opera.
C: Non esiste una formula logica della creatività. E’una questione che abbraccia la dimensione dell’intuizione e del sentire assumendo una connotazione legata alla spontaneità di espressione. La creatività non comporta l’arrivare a qualcosa che nessuno ha mai fatto. Questo può essere importante per uno scienziato o un inventore. Per un artista ciò che crea non è sempre, direi quasi mai, qualcosa di utile ma è più legato alla sensazione del momento o a un pensiero elaborato dopo aver digerito una serie di informazioni legate a delle percezioni. Molte volte non sai precisamente come arrivare in un “luogo”per il momento sconosciuto ma ti affidi a un’intuizione che ti guiderà lungo il percorso.

Se in un’opera figurativa l’emozione spesso può essere suscitata dal movimento di una mano o dall’espressione del viso, nell’arte astratta a cosa è affidata l’emozione?
N: Nell’arte figurativa l’emozione può essere veicolata o da quello che vedi o da quello che racconta. L’emozione è data dalla forma o dal messaggio? Pochi artisti riescono a esulare il gesto, il movimento nella sua pura espressione dal concetto di base. Spesso il pubblico si approccia all’opera cercando di capire cosa gli può ricordare. Nelle nostre sculture l’emozione non può essere creata da un racconto. E’ come con una nuvola, o un raggio di luce. Perchè questo ti emoziona? E’ arrivato a far vibrare dentro di te delle energie che erano in equilibrio fra loro e spostandosi hanno creato un emozione. Non dipende da una storia ma anche dal modo di raccontarla. L’emozione è creata da te perchè è la tua reazione a ciò che l’artista ha creato.
C: Molti si approcciano all’arte astratta come a un qualcosa che esiste fuori da loro. Hanno paura di dare una loro interpretazioni rischiando anche di descrivere qualcosa di non razionale, astratto appunto. Non avere davanti a se un qualcosa di definito come può essere una fotografia o una figura sofferente o gioiosa permette che tu ti dia la libertà di lasciarti andare alle tue emozioni. Accogliere queste sensazioni fa si che in noi si risveglino memorie vissute, odori, sapori, ricordi d’infanzia che ci lasciano addosso un’emozione. Non si parla di ispirazione ma di stimolare memorie. E se un’opera fa questo in te è già un ottimo risultato.

Se un ragazz* giovane volesse intraprendere il vostro percorso cosa dovrebbe fare?
Il mondo della scultura è molto cambiato. Se vai a bussare alla porta di un laboratorio specializzato senza un’esperienza pregressa spesso non vieni considerato, cosa che quando eravamo giovani artisti noi non succedeva. Anzi. C’era un clima di condivisione e di interscambio che portava dli artisti di vario livello a dialogare fra loro.
Nel nostro piccolo cerchiamo di accogliere i giovan* che vogliono avere un approccio diretto col marmo (e anche con altri materiali) partendo dalle nozioni di base fino ad insegnargli un mestiere.
Loro devono capire quali sono le loro capacità come noi dobbiamo renderci conto come e dove poterli far lavorare al pieno delle loro possibilità.
Devi guardare il modello, capirne la forma. In un suo libro, Castaneda racconta i tre livelli del vedere. Quando apriamo gli occhi vediamo. Poi, facendo uno sforzo in più, guardiamo. Alla fine vediamo, analizzando quello che abbiamo guardato. L’importante non è solo vedere ma anche analizzare e capire quello che abbiamo visto. Questo è molto importante per i nostri assistenti.
In una seconda fase insegniamo che i primi strumenti che hanno a disposizione sono l’occhio, il cervello e le mani, L’occhio deve mandare informazioni al cervello che poi le passerà alla mano. Se l’occhio non ha lavorato bene la mano non può lavorare bene.Il cervello è il computer che unisci i due estremi. Infine si passa all’ uso di strumenti di controllo come la riga, il filo di piombo e per ultimo la progettazione 2D e 3D al computer che ci fornisce comunque una visione piatta della scultura in quanto per vederla bene devi comunque girarci intorno. Una forma è bella perchè l’artista è riuscito ad avere una visione dello spazio d’insieme.
FUSION è un progetto di interscambio culturale in cui il marmo di Serravezza trova il modo di dialogare con il legno di Hong Kong. In cosa consiste?
FUSION propone un dialogo tra culture ed esperienze artistiche diverse, in cui cinque artisti operanti nell’area apuo-versiliese e cinque artisti operanti a Hong Kong sono stati invitati a co-creare delle opere scultoree utilizzando i due materiali che raccontano il loro territorio: il marmo delle Apuane e il legno di Hong Kong. Il risultato – una fusione di due concetti e di due materiali – saranno due mostre che inaugureranno in contemporanea a Seravezza, nella galleria della Fondazione ARKAD, e a Hong Kong negli spazi del Visual Arts Centre, a dicembre 2021.
L’opera iniziale è come una materia prima e la sua modifica diventerà l’opera finale. E’ una grande sfida perchè ti devi chiedere se hai compreso realmente il punto di vista dell’altro. Quello che ha valore non deve essere distrutto ma essere capito e combinato con l’intervento del secondo artista.

Troppo distratti dentro a una gabbia di parole, passiamo i giorni, spesso la vita, ad avere la convinzione che sentire sia un’azione che si limiti al solo uso delle orecchie. Se “l’essenziale è invisibile agli occhi”, l’emozione è fatta di silenzio per le nostre menti. Un silenzio che troviamo dentro di noi appena riusciamo a vedere, guardare, elaborare quello che abbiamo davanti senza il bisogno di inscatolarlo dentro a una definizione. L’arte è un luogo di condivisione dove tutti dialoghiamo attraverso la medesima lingua, quella delle emozioni.
Per sapere di più su Nicolas Bertoux e Cynthia Sah
www.nicolasbertoux.it | www.cynthiasah.it